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Il primo nudo comunista

La prima pagina del Manifesto

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Ma che cavolo volevano dimostrare i compagnucci de il manifesto sbattendo un ragazzo e una ragazza nudi (i primi in assoluto della loro carriera di libertini rossi in salsa editoriale) sulla prima pagina di ieri del loro quotidiano? Volevano forse far sapere a Berlusconi che le parole di Giulio Tremonti sui mostri da videogame che a suo dire continuano a spuntare all'orizzonte dell'economia italiana ed europea, riprodotte a guisa di striscione propagandistico su quella allegra fotona, li avevano fatti schiattare di gioia?   Adesso però Berlusconi deve smetterla di dire che i comunisti non cambiano mai. I comunisti, al contrario, cambiano continuamente. Ovviamente sempre in peggio. Un giorno dopo l'altro non fanno infatti che peggiorare. E la sgangherata gaiezza che ha ispirato questo numero iettatorio del Manifesto è solo l'ultima prova della loro gagliarda vocazione al peggioramento continuo. Della quale l'inestinguibile odio per il Cav. è a sua volta solo l'ultima espressione. Quanto alla vera ragione per cui i comunisti di oggi sono tanto peggiori di quelli d'antan, essa non può che risiedere in quel micidiale impasto di rabbia, vergogna e livore che fomenta senza posa il loro straziante desiderio di far pagare agli altri, ossia ai non comunisti, il trauma procurato loro da quella catastrofe epocale che è stato il crac planetario del comunismo reale e la conseguente bancarotta della loro fede in esso. Naturalmente quel trauma continua a produrre i suoi effetti anche e soprattutto perché quei plotoni di illusi falliti non si sono mai mostrati all'altezza del loro destino ostinandosi a sottrarsi al dovere di tentare di superarlo. Ma per superarlo avrebbero dovuto innanzitutto fare sul serio i conti col loro passato. Hanno invece tutti preferito seppellirlo, quel passato, sotto una montagna di rimozioni, denegazioni, sofismi e menzogne. Il fenomeno è palesemente di natura psico-patologica. Lo si direbbe uno splendido esempio di paranoia collettiva. Occorrerebbe perciò farne oggetto di analisi e interpretazioni cliniche. Ma finora nessuno lo ha fatto. Eppure è ora che i meno ottusi e ostinati fra loro si affrettino a organizzare un grande convegno di studi sui diversi aspetti della neuro-psicosi che li affligge. Intitolandolo, magari, «Sulle origini dell'Italia sott'odio». La relazione introduttiva dovrebbe vertere appunto sulla loro strana voglia di far pagare ai non comunisti il prezzo del loro fallimento. E siccome quel crac ha avuto per tutti loro, adoratori di madama Storia, il valore di una bocciatura epocale, l'intervento conclusivo del convegno si dovrebbe intitolare «La vendetta dei bocciati».  

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