Fli e Idv: alleanza anti-Moffa
Silvano Moffa non ha fatto in tempo a confermare le parole del premier su nuovi deputati pronti a sostenere il governo, che è diventato il bersaglio del fuoco incrociato Fli-Idv. E se qualcuno nel Pdl ha ipotizzato addirittura di raggiungere quota 330 seggi alla Camera, il confronto politico ha lasciato subito il campo al più prosaico «tutti contro Moffa». Che finiani e dipietristi avessero in comune l'antiberlusconismo era evidente, meno che condividessero anche i metodi grossolani. Tant'è. E dire che il deputato ex Pdl ed ex Fli, aveva usato il buonsenso. «C'è in atto un movimento di parlamentari che antepongono gli interessi generali del Paese a quelli particolari. Cresce l'area di consapevolezza rispetto alla necessità di andare avanti stimolando il governo a lavorare per realizzare soprattutto quelle riforme di cui il Paese ha bisogno. Nelle prossime settimane lasciamo maturare le cose, perché sono scelte che riguardano i singoli» ha detto Moffa che, lasciati i finiani il giorno del voto di sfiducia al governo, è diventato uno dei promotori del gruppo dei «Responsabili» a sostegno del governo Berlusconi. «È possibile che acquisiremo altri dieci parlamentari, provenienti dalle file di Fli, Udc e anche Idv - ha spiegato ancora Moffa - perché in questi partiti c'è una diffusa sofferenza e la consapevolezza sull'importanza di sostenere la legislatura e di proseguire sul terreno delle riforme». La situazione, insomma, «è in movimento», ora «si tratta di vedere tempi e modi, perché queste fuoriuscite non nascono da uno strappo, ma richiedono invece la maturazione politica necessaria e vanno fatte con gradualità, senza forzature». Non l'avesse mai detto. Ne è venuta fuori una bufera senza precedenti. «Che le convulsioni dell'onorevole Moffa siano frutto di autentico travaglio politico o di più basse convenienze è un problema che riguarda solo lui e su cui non abbiamo mai espresso giudizi. Con la stessa serenità lo invitiamo a non occuparsi dei deputati dell'Udc, che, come ha dimostrato il recente voto sulla mozione di sfiducia alla Camera, sono l'unico gruppo di opposizione - assieme al Pd - a non aver registrato alcuna defezione. Per dare credito alle sue trovate pubblicitarie, invitiamo Moffa a fare nomi e cognomi dei presunti transfughi e a non spargere, altrimenti, veleni gratuiti secondo le tecniche consolidate della più bassa disinformazione» ha detto il portavoce dell'Udc Antonio De Poli. Più duro il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi: «Silvano Moffa non è più un politico, ma un piazzista. E anche di scarso talento, visto che fa riferimento a parlamentari dell'Idv. Le sue parole sono solo il segno della difficoltà del governo e del degrado di questa politica». I finiani vanno sulla stessa linea. «Chi doveva andarsene da Fli se n'è andato già nonostante fosse stato messo in lista da Fini e non da Berlusconi, ma vedo che il presidente del Consiglio per le attività di shopping parlamentare rilascia licenze anche a terzi, insomma siamo al "franchising"...» dice il capo della segreteria politica di Futuro e libertà, Carmelo Briguglio. Netto anche Benedetto Della Vedova: «Io non conosco neanche una persona di Fli disposta ad abbandonare il progetto politico di Futuro e libertà e voltare le spalle a Fini per correre in soccorso di Berlusconi». Per quanto riguarda il ruolo di Moffa e del gruppo dei «Responsabili», Della Vedova parla di «sabotaggio interno», e ritiene che «questo continuare a mestare nelle vicende di Fli da parte di Moffa sia un tentativo maldestro di giustificare se stesso per quello che ha fatto». Ironico il finiano Aldo Di Biagio: «Non ho ancora capito se l'onorevole Moffa continua a raccontare favole giusto per ritornare nelle grazie di Silvio Berlusconi - qualora ne fosse mai uscito - e fare un distinguo con i nuovi comunisti che, come dichiara il titolare di Palazzo Chigi, lo vogliono eliminare utilizzando la magistratura, oppure per ritagliarsi un piccolo spazio mediatico e rincorrere quella notorietà che non ha mai avuto». Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli lo difende: «Silvano Moffa merita rispetto per la sua storia politica che gli ha consentito di ricoprire, tra l'altro, incarichi prestigiosi come quelli di presidente della Provincia di Roma, di sottosegretario di Stato, di presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati. Non può essere legittimo cambiare partito o coalizione - osserva - solo se lo si fa contro Berlusconi o l'area di governo. Peraltro, alcuni esponenti di Fli attaccano Moffa, che si appella alla responsabilità e agli interessi generali del Paese, e non danno risposta al documento sui valori firmato da altri 10 parlamentari dello stesso Fli e alle interviste di Pasquale Viespoli, di Mario Baldassarri e di Andrea Ronchi, tutte condivisibili». Insomma, Montecitorio riaprirà tra quattro giorni ma gli animi sono già piuttosto accesi. Considerato che nelle prossime settimane saranno discusse la mozione di sfiducia al ministro Bondi e il federalismo, siamo soltanto all'inizio.