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Allarme di Tremonti: speculatori ancora salvi

Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Il tono è sempre quello della sottile ironia ma i colleghi europei e gli economisti sanno che Giulio Tremonti se ne serve per disegnare uno scenario sul quale c'è poco da stare allegri. Così ieri il ministro dell'Economia a Parigi al convegno «Nuovo mondo, nuovo capitalismo», ha messo tutti sull'allerta. «La crisi non è finita, la guardia deve restare alta». È come nei «videogame: appare un mostro, lo combatti, lo vinci e allora ti rilassi, ma subito dopo appare un altro mostro, ancora più forte del primo». C'è una situazione per cui «viene attaccato dai mercati finanziari un Paese dopo l'altro, come accadde fra Orazi e Curiazi». Poi dice che alcuni Paesi «hanno salvato le banche e con esse la speculazione». Risultato è che «siamo tornati quasi al punto di partenza». Non è il caso dell'Italia, ha precisato però Tremonti «dove per fortuna il denaro pubblico non è stato usato, o solo in minima parte e in via di restituzione, per le banche». Il ministro ha, quindi, rilanciato la proposta di emettere eurobond in sostituzione parziale del debito pubblico nazionale dei Paesi europei. «Non si tratta di una questione tecnica, ma politica». E quanto alle preoccupazioni di alcuni governi, ha ricordato che «nessun paese in Europa sta facendo deficit spending, anzi tutti stanno facendo l'opposto». Di fronte alla sfida globale, ad avviso di Tremonti, è necessario rimettere al centro dell'azione post-crisi la politica. E a questo punto cita Winston Churchill che nel settembre 1946 dopo la seconda guerra mondiale disse: «Lascia sorgere l'Europa». Un appello che si adatta bene alla situazione attuale caratterizzata da «competizione tra blocchi continentali» e dove il ruolo dell'Europa «deve essere quello di agire sul piano internazionale come area e non come sommatoria di nazioni». Ma Tremonti guarda anche a uno scenario più vasto: «Il G20 è il nuovo mondo», mentre il G7 rappresenta il vecchio. Questo, secondo il ministro, può essere considerato «come un vecchio computer rigido, verticale e molto facile da manovrare, il secondo invece è molto simile a internet, è orizzontale, federale, interattivo». Oggi però «è necessario disegnarne il software e per questo è molto importante condividere idee, proporle e riceverle». La proposta degli eurobond che è condivisa dal presidente dell'Eurogruppo Juncker, ieri è stata caldeggiata anche dal presidente di turno dell'Ecofin, Gyorgy Matolcsy: «L'Eurozona dovrà prima o poi fare ricorso agli eurobond per soddisfare l'esigenza di fondi e contrastare la crisi dei debiti sovrani. Alla fine saranno necessari».

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