La Lega s'arrende: al Sud i Comuni sono più virtuosi
La Lega si accorge che anche il Sud è virtuoso. È bastato che il gruppo dei fedelissimi dell'Umberto eletti nel Consiglio regionale del Veneto promuovesse uno studio per misurare la qualità della gestione amministrativa dei Comuni d'Italia per scoprire che le sorprese arrivano proprio dal Mezzogiorno. E non solo, infatti, a ruota, lo seguono anche alcune Regioni governate dal centrosinistra e da quello stesso Lazio più volte additato dai nordisti come simbolo degli sprechi italiani. E così nonostante la medaglia d'oro per le amministrazioni comunali più virtuose se la sia aggiudicata proprio il Veneto, è interessante notare come, al secondo posto, si sia classificata la Puglia seguita da Emilia Romagna e Marche. Una vera e propria rivoluzione per il leghista-pensiero che, costretto dalle percentuali a a vedere la Lombardia al quinto posto delle regioni con i comuni più virtuosi, cerca comunque una chiave positiva per giustificare il risultato. Un compito che spetta proprio al capogruppo della Lega a Palazzo Balbi, Federico Caner: «Il nostro Rapporto vede i comuni della Puglia al secondo posto, dopo quelli veneti: è la dimostrazione del fatto che anche il Sud trarrebbe vantaggio da un sistema di gestione autonoma degli Enti locali. Infatti, dallo studio si ricava che anche nel Meridione è possibile fare passi in avanti verso l'efficienza, operando attraverso una migliore organizzazione delle strutture amministrative e cercando di "unire le forze" mediante una gestione associata delle funzioni». E così, proprio nel giorno in cui Umberto Bossi e i vertici del Carroccio puntano i piedi e pongono come termine ultimo la settimana tra il 17 e il 23 gennaio per vedere la fine dell'iter legislativo sui decreti attuativi sul federalismo fiscale, l'indagine, condotta dal centro studi Sintesi usufruendo del Cruscotto degli indicatori socio-economici, potrebbe diventare una carta vincente per convincere anche i più scettici sulla validità della riforma. Il banco di prova è ormai alle porte. Infatti proprio a partire dal 17 gennaio tornerà a riunirsi la commisione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e in quella sede inizierà la discussione di due dei cinque decreti attuativi che interessano da vicino i Comuni: il primo, presentato il 22 luglio scorso dal Consiglio dei ministri, riguarda la determinazione dei fabbisogni standard per gli enti locali, e il secondo, approvato in via preliminare dallo stesso governo il 4 agosto, riguarda invece l'autonomia tributaria dei Comuni (quello che introduce l'imposta municipale unica e la cedolare secca sugli affitti). Ma è analizzando distintamente i dati che compongono lo studio promosso dalla Lega del Veneto che emergono molti altri elementi interessanti. Infatti esso si basa su dodici indicatori connessi alla gestione della macchina amministrativa e all'impiego delle risorse pubbliche da parte degli Enti locali. Gli indicatori sono stati idealmente suddivisi in quattro gruppi (indicatori di «gestione», indicatori di «equilibrio economico», indicatori di «efficienza e autonomia» e, infine, quelli di «servizio pubblico») a loro volta suddivisi in altri tre sottogruppi. Dalla «gestione» per esempio è interessante vedere come, per quanto riguarda la «Rigidità strutturale» (la quota di entrate assorbite annualmente dai costi per il personale e gli interessi passivi), emerge che i Comuni laziali hanno il valore più basso nella classifica (20,5%) mentre la maglia nera spetta al Piemonte (39,1%), seguito da Toscana e Umbria. I comuni dell'Abruzzo risultano invece «virtuosi» per quanto riguarda le «Spese di funzionamento procapite» dove la migliore prestazione è ascrivibile alla Puglia (538 euro procapite) ma dove anche gli abruzzesi fanno un'ottima figura stabilizzandosi a quota 587 euro su una media nazionale di 644 euro. Per quanto riguarda invece gli indicatori di «equilibrio economico» la situazione migliore la registrano i Comuni del Lazio che, per quanto riguarda l'«Equilibrio corrente», la «Sostenibilità del debito» e il «Rispetto del Patto di stabilità interno», evidenziano un'ottima situazione rispetto agli altri Comuni italiani, soprattutto rispetto a quelli del Nord che, nonostante qualche distinguo, arrancano. Interessante in questo comparto anche il dato relativo al Molise dove i Comuni risultano essere i meno indebitati in relazione alle proprie disponibilità di entrata. Una percentuale del 71,2% rispetto a una media del 113,1%. Per quanto riguarda gli indicatori di «Efficienza e autonomia» è l'Abruzzo a dimostrare per ben tre volte di avere valori superiori alla media conquistandosi tre medaglie. Infatti, a sorpresa, i più «autonomi» (l'autonomia tributaria viene calcolata rapportando le entrate tributarie sul totale delle entrate correnti) sono i Comuni abruzzesi (45,8%), seguiti dagli Enti pugliesi (44,9%) e veneti (41,3%). Diversamente, il minore grado di autonomia si registra nel Lazio (25,1%) difficoltà che emerge anche per quanto riguarda un indicatore relativo all'efficienza nella gestione delle risorse pubbliche ovvero la velocità di pagamento. Infine sono gli indicatori di «Servizio pubblico» a consegnare qualche riconoscimento ai comuni laziali. Per quanto concerne il servizio «Asilo nido», la copertura maggiore si registra in Emilia Romagna ma anche nel Lazio dove il 77,2% dei bambini tra 0 e 2 anni risiede in un Comune nel quale è presente il servizio. Percentuali più basse della media nazionale invece in Abruzzo (68,8%) e in Molise (37,5%). I Comuni laziali si rivelano particolarmente attenti anche all'«Assistenza agli anziani»: il 95% delle persone con più di 65 anni vive in un Comune in cui è presente il servizio. Inferiore alla media invece è ancora la situazione del Molise con una percentuale dell'84%. Da ultimo è il dato sulla «Raccolta differenziata dei rifiuti urbani» a evidenziare una situazione che ormai da anni è sotto gli occhi di tutti: la medaglia d'oro spetta ai Comuni veneti dove viene differenziato il 52,9% del totale dei rifiuti prodotti su una media nazionale del 26,2%. Percentuali analoghe si registrano anche in Piemonte e Lombardia. Medaglia nera invece per i molisani (6,5%), i lucani (9,1%), i pugliesi (10,6%) e i laziali (12,9%).