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La sfida di Berlusconi "Il governo va avanti"

Silvio Berlusconi

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Smentisce i dissidi con Tremonti e Bossi e assicura che il governo reggerà. Silvio Berlusconi è deciso. La sensazione è che qualcuno (leghisti compresi) abbia fatto i conti senza l'oste. Tra la visita al Milan in ritiro nella Capitale e l'incontro con Alberto Torregiani, il Cavaliere concede un'intervista a Studio Aperto e non usa mezzi termini: «Sono sicuro che entro fine gennaio in Parlamento ci saranno le condizioni per consentirci di portare a termine la legislatura e completare il programma». Ha rinunciato a conquistare l'Udc ma non ad allargare la maggioranza con singole adesioni di deputati dell'opposizione. In bilico ci sarebbero ancora un paio di esponenti dell'Idv e del partito di Casini. Di urne neanche a parlarne: «Sono assolutamente convinto che l'Italia ha bisogno di tutto tranne che di elezioni anticipate. Se ce lo chiedono tutti i protagonisti più importanti della società, dall'industria alla Chiesa cattolica, vuole dire che è una richiesta fondata. Tutti ci chiedono di fare uno sforzo per evitare le elezioni anticipate». Alla Borghesiana, con i giocatori del Milan, aveva precisato: «Spero di non dover andare alle elezioni, non perché ci spaventino. Anzi, ci rafforzeremmo». Il presidente del Consiglio nega di aver avuto contrasti con i suoi ministri: «Nulla di vero, chiacchiere al vento totalmente inventate» visto che «maggioranza e governo sono solidi e capaci». A differenza dell'opposizione, rimarca, che è «senza idee e senza leader» e sa dire solo «stupidaggini e calunnie». Il premier rivendica il merito del governo di avere messo in sicurezza i conti pubblici e annuncia il varo di tre «interventi bandiera» su cultura e ricerca, giovani e sicurezza dei cittadini. «Abbiamo saputo contenere i conti pubblici - insiste - senza alzare le tasse, abbiamo salvaguardato la coesione sociale e i posti di lavoro mettendo in campo risorse senza precedenti per la cassa integrazione, abbiamo difeso i risparmi, le pensioni e gli stipendi che in media sono saliti più dell'inflazione. Ora la competizione tra le economie del mondo ci impone di metterci al passo con i cambiamenti e sollecita innovazioni in tutti i settori». Non rinuncia dunque al consueto elenco delle cose fatte, si sofferma ancora sulle politiche giovanili per le quali, ricorda, l'esecutivo ha stanziato oltre 300 milioni di euro. Ma Berlusconi guarda anche avanti e a quanto ancora l'esecutivo potrebbe fare se terminasse la legislatura: non solo le riforme previste nei cinque punti programmatici (federalismo, Sud, sicurezza, giustizia e fisco), ma anche quei provvedimenti, in parte già avviati, da portare a termine per consentire al Paese di innovarsi e competere di fronte ad una globalizzazione sempre più estesa: dal piano casa agli investimenti in infrastrutture, dalle liberalizzazioni al piano per il nucleare, dalla banda larga alla riforma del patto di stabilità interno. La mattinata del Cavaliere finisce a Milano. Ad attenderlo a Linate c'è Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 da Cesare Battisti. Al termine del colloquio, il capo del governo precisa che i «buoni» rapporti con il Brasile non saranno influenzati dalla decisione dell'ex presidente Lula. Anche perché, spiega, si tratta di un «caso di giustizia» che nulla ha a che fare con la vendetta. Parole che non cambiano il duro giudizio su Battisti: un «criminale vero», lo definisce il Cavaliere che annuncia un'iniziativa congiunta con il Partito Popolare europeo per tenere alta l'attenzione sul caso. «Ho proposto al signor Torregiani di venire a Bruxelles dove organizzeremo una conferenza stampa per far conoscere la realtà dei fatti e arrivare fino alla corte di giustizia de L'Aja».

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