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Il primo assegno dei turisti a Roma

La fontana di Trevi a Roma

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{{IMG_SX}}Un esordio senza traumi, quello della tassa di soggiorno nella Capitale. Anzi. Al di là di polemiche e proteste delle associazioni di categoria, soprattutto degli albergatori, i turisti che si sono ritrovati a Roma nella prima giornata di applicazione del contributo di soggiorno non sono affatto spaventati. Così come non c'è stato il fuggi-fuggi davanti alle biglietterie dei musei per quell'euro in più da versare. A confermarlo le lunghe file per entrare nei vari siti, aperti in via straordinaria ieri e oggi. Roma, ricordiamo, è la prima città italiana a reintrodurre la tassa di soggiorno dopo oltre venti anni dalla sua abolizione. Il provvedimento, oggetto di una lunga e accurata concertazione, ha inserito il pagamento da uno a quattro euro a notte, per un massimo di 10 notti, per chi soggiorna all'interno del territorio capitolino. L'importo varia a seconda della categoria ricettiva prescelta (un euro i camping, due euro per pensioni, B&B, case vacanze, alberghi fino a tre stelle, quattro euro per hotel a 4 e 5 stelle). Soltanto per quanto riguarda Federalberghi la stima dell'incasso quotidiano di questi primi giorni di applicazione è di circa 140-150 mila euro. Cifra questa che riguarda però soltanto le strutture alberghiere, esclusi dunque campeggi, agriturismo, case vacanze, e i Bed&Breakfast. «In tutto l'applicazione della tassa di soggiorno interessa circa 3.800 esercizi - spiega il senatore Mauro Cutrufo, vicesindaco con delega al Turismo - il contributo di un euro è infatti richiesto anche sui biglietti di musei, dei battelli sul Tevere e per l'utilizzo degli Open bus. Per questo le nostre stime, approssimative, si aggirano intorno ai 200 mila euro al giorno per le casse capitoline». Il primo bilancio effettivo e concreto sull'andamento del gettito del contributo richiesto ai turisti si avrà tra quattro mesi. L'esenzione, va ricordato, riguarda i bambini con meno di 10 anni, gli autisti e gli accompagnatori dei gruppi e chi si trova nella Capitale per assistere una persona malata. «A Roma ci sono 250 mila persone che operano nell'importante comparto del turismo, che fattura 7 miliardi l'anno, di cui 700 milioni vanno allo Stato sotto forma di Iva - ricorda Cutrufo -. Ai cittadini romani che condividono i servizi con 13 milioni di turisti ogni anno, non rimane altro che caricarsi il peso dei costi della manutenzione e dei servizi della città a questi ospiti. È quindi giusto che ci sia un contributo da parte di chi usufruisce di tali servizi, così come accade peraltro in tutte le altre città del mondo. Nelle casse capitoline, dal contributo è prevista un'entrata da 70 milioni a 80 milioni con una spesa media intorno ai quattro euro a turista, una cifra non percepibile. Di questo introito il 5 per cento sarà destinata alla promozione della Capitale». Non era mai accaduto prima che delle entrate in bilancio venissero vincolate alla promozione turistica. Un fatto assai curioso se si considera che a Roma, ma in generale in Italia, si concentra il patrimonio storico, archeologico, artistico più importante del mondo. Si tratterà dunque di circa 4 milioni di euro che il Campidoglio investirà in promozione. Il 95% degli incassi del contributo di soggiorno, invece, verranno segnati sulla spesa corrente di bilancio e dunque messi a disposizione dei servizi cittadini, come ad esempio decoro urbano, manutenzione stradale, trasporti. Risorse importanti, se non fondamentali, in un momento in cui il piano di rientro dal debito del Campidoglio, la crisi economica generale e l'assenza di trasferimenti da parte della Regione minano ogni giorno le casse della Capitale. Riprendere qualcosa dal turismo dunque non solo rappresenta la scoperta dell'acqua calda, considerando che molte capitali mondiali la applicano da tempo, ma il giusto (e doveroso) apporto del turista ai servizi cittadini di cui usufrisce.   Un contributo che piace ai romani e non disturba affatto gli stranieri, disposti a gettare anche più di un euro nella Fontana di Trevi pur di tornare nella Città Eterna. A dirlo anche i dati sul turismo che nel 2010 hanno segnato un milione di arrivi in più rispetto al 2009, superando anche il record del 2007, considerato fino ad oggi l'anno «d'oro» del turismo capitolino. E la prospettiva è tutta in crescita. Nel giro di tre, quattro anni infatti verrà completato il secondo polo turistico che punta a dare importanti offerte alternative, come ad esempio i parchi a tema, il circuito del golf, il polo fieristico con la Nuvola di Fuksas. «Entro il 2020 - dice Cutrufo - puntiamo a raddoppiare il numero delle presenze, che ora sono 28 milioni. Roma è in via naturale la città più amata e desiderata, ma dei 600 milioni di turisti, che nel 2020 nel mondo saranno un miliardo, solo il 7% è interessato al nostro patrimonio archeologico monumentale e il 9% a quello religioso, due segmenti nei quali siamo primi nel mondo. Se non ci attrezziamo rischiamo di non attrarre i futuri 400 milioni di neo turisti. Con il secondo polo turistico intendiamo non solo raddoppiare le presenze ma fare in modo che chi viene a Roma si trattenga non più due notti e mezzo come avviene oggi, ma cinque notti». Il dado è tratto. E certamente la tassa di soggiorno appena introdotta nella Capitale farà da apripista anche alle altre splendide città italiane, in primis Firenze e Venezia che oltre un anno fa scrissero, insieme a Roma, al ministro del Turismo Michela Brambilla proprio per caldeggiare il contributo di soggiorno.  

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