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Bossi chiude i Casini e apre le urne

Pier Ferdinando Casini e Umberto Bossi

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Federalismo o elezioni. È questa l'alternativa per la Lega, che minaccia il ritorno alle urne se a gennaio la riforma non avrà il via libera. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, non usa mezzi termini: «Diciamo che il passaggio a livello decisivo per il treno del governo è tra il 17 e il 23 gennaio prossimo, quando nelle Commissioni competenti si voterà il federalismo fiscale. Se la sbarra è alzata allora si va avanti, se è abbassata non resta che il voto». Insomma, continua il ministro, «novità non ce ne sono rispetto a quel che abbiamo già detto fin dalla metà di dicembre. Abbiamo detto allora che a metà gennaio ci sarebbe stata la verifica per stabilire su quanti voti può contare il governo. Come Bossi ha ripetuto in questi giorni la via maestra sarebbe stata il voto anticipato ma abbiamo anche voluto ascoltare Berlusconi il quale ha ripetuto che i numeri ci sono. Certamente se i numeri saranno sufficienti si prosegue nel cammino riformista, se invece sono pochi e non bastano tutto si ferma». Calderoli riprende la metafora ferroviaria: «O il treno del governo è ad alta velocità e il federalismo passa oppure il convoglio si ferma davanti alle sbarre abbassate e a quel punto il suo cammino inevitabilmente si arresta. È ovvio che sarà il presidente Napolitano a decidere per quel che riguarda il voto. Ma dopo le sue parole, nel discorso di Capodanno, sulla esigenza assoluta di uno spedito cammino riformista è evidente che per votare il 27 marzo le Camere bisogna scioglierle entro il mese di gennaio».   Era stato il leader del Carroccio Umberto Bossi a dettare la linea, a chiudere le porte all'Udc di Casini e ad avvertire: «So che Berlusconi ha i numeri per adesso. Si va avanti, ma la via maestra e taumaturgica sono le elezioni». I diktat di Calderoli non vanno giù al vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli: «Il federalismo non è una proposta di legge a puro appannaggio della Lega». Interviene anche il finiano Carmelo Briguglio: «Non siamo disponibili agli aut aut della Lega a cui interessa solo mettere in sicurezza il federalismo fiscale e fare cassa in termini elettorali». Netto il capogruppo del Pdl a Montecitorio Fabrizio Cicchitto: «È giusto e sacrosanto rivendicare sollecita approvazione del federalismo fiscale in un quadro equo di ripartizione delle risorse per le amministrazioni regionali e comunali di Nord, Centro e Sud; ma definire il giorno e quasi addirittura l'ora nella quale tutto ciò deve essere fatto, vale come sollecitazione polemica ma non come scadenzario rigido e così predeterminato». Se la ride il leader de La Destra, Francesco Storace: «Se un Briguglio qualsiasi abbaia a Calderoli, è evidente che non c'è margine per evitare le elezioni».  

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