D'Alema tira la giacca di Silvio
D'Alema ci riprova. E questa volta non usa mezzi termini passando direttamente dagli inviti alle minacce. Vuole a tutti i costi indossare i panni dell'inquisitore e costringere il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a sottoporsi al suo interrogatorio. E così, dopo che le precedenti quattro convocazioni del premier a presentarsi in audizione al Copasir sono rimaste disattese, ieri il lìder Maximo si è sfogato. Prima, ha definito «sprezzante» l'atteggiamento di Berlusconi che, invitato dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, «non è venuto a rispondere», e poi ha annunciato una mozione in Parlamento nel caso in cui il Cav decidesse di continuare il suo silenzio: «La legge - racconta D'Alema, in un'intervista all'Unità prevede che il capo del Governo debba rispondere al Copasir per tutte le questioni, che sono moltissime, di sua esclusiva competenza come responsabile della sicurezza del Paese. Eppure - continua - l'abbiamo convocato, con decisione unanime, ben quattro volte. Ma Berlusconi non viene. È un atteggiamento che rivela una concezione inaccettabile, sprezzante, del rapporto tra Governo e Parlamento». Ma non finisce qui. Infatti basta continuare nella lettura dell'intervista per capire che D'Alema brama dalla voglia di interrogare il premier tanto da dichiarare di avere già pronte le domande da sottoporgli: «Gli vorrei chiedere delle volte che ha opposto il segreto di Stato. Non sono contrario quando ciò viene fatto nell'interesse dell'Italia, ma l'abuso é inaccettabile», a partire da Telecom e dai dossier di Pio Poma. Così ieri si è aggiunto un altro tassello alla già lunga querelle tra D'Alema e Berlusconi. E, come è successo più volte negli ultimi mesi, le parole dell'ex premier, vengono bollate dal Pdl come un mero attacco politico. Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del partito berlusconiano e componente del Copasir attacca: «D'Alema utilizza questa presidenza per coprire aspetti del suo passato. Si tratta di una situazione che sta diventando intollerabile». Si spiega meglio Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato: «Vedere D'Alema fare riferimento alle vicende Telecom è come vedere Cicciolina tenere un corso prematrimoniale. Forse l'esponente semi-comunista si illude di utilizzare la presidenza del Copasir per molestare Berlusconi e occultare le vicende della Telecom che chiamano in causa la sinistra. Ce n'è, come si sa, anche per D'Alema. Un nostro gruppo di lavoro sul fondo Oak sta cercando di mettere luce sulle ambigue condotte dai capi della sinistra. Forse il Copasir più che Berlusconi dovrebbe sentire proprio D'Alema. E la giornata si chiude con un annuncio fatto dal vice Presidente della commissione, Giuseppe Esposito (Pdl). D'Alema la smetta di fare politica perchè «non vorremo essere costretti a sfiduciarlo dal suo ruolo di presidente del Copasir, ma se si continua con questa deriva d'intolleranza e di violenza verbale per la sicurezza del Paese e per la sicurezza delle istituzioni presenteremo una mozione di sfiducia all'interno del Comitato».