Le bugie di Di Pietro sui "traditori"
«Quello che dice Di Pietro non sta né in cielo, né in terra. Lui voleva ricandidarmi, mi considerava un parlamentare che lavora sodo, una persona perbene». Domenico Scilipoti legge l'intervista rilasciata dal leader Idv all'amico Travaglio su Il Fatto Quotidiano e sbotta. Tonino lo ha fatto arrabbiare ancora una volta: «Cornuto e mazziato, lui? Che Ipocrisia!», esclama stizzito. Nell'intervista l'ex pm sostiene senza mezzi termini che se avesse assicurato ai vari Razzi e Scilipoti una nuova candidatura, loro sarebbero rimasti all'interno del partito: «È per la questione morale che li abbiamo persi», ha sentenziato il leader Idv difendendosi dalle accuse rivoltegli da Luigi De Magistris e Sonia Alfano. Ma Scilipoti non ci sta: «Circa una settimana prima del voto di sfiducia al governo, ero a colazione con Di Pietro nella sala ristorante di Montecitorio e lui mi ha spiegato che tutti gli uscenti sarebbero stati riconfermati», spiega. A sentir lui, l'ex pm non aveva nessuna intenzione di escluderlo dall'Idv: «Scilipoti sarai ricandidato e rieletto, mi disse in quell'occasione. Due o tre giorni prima del voto ci siamo anche sentiti per telefono e il presidente ha ribadito la volontà di ricandidarmi. Poi ci ha pensato anche il nostro capogruppo alla Camera Massimo Donadi. Nessuno mi ha mai detto "guarda non ti ricandidiamo". Ecco perché mi suona come pura ipocrisia la dichiarazione in cui Di Pietro fa notare che il sottoscritto e Razzi se li sarebbe pure tenuti, ma venendo meno a quelle regole e a quella questione morale tanto sbandierata da De Magistris. Niente di più falso, Di Pietro sa benissimo che non esiste alcun procedimento giudiziario a mio carico, contrastante con le regole del partito». E, in effetti, la cronaca di quei giorni sembra dar ragione a Scilipoti: in un'intervista al Corriere della sera del dieci dicembre scorso, Di Pietro parlando di lui diceva: «È un valente medico omeopata, un bravo deputato, un movimentista incredibile che si batte come un leone in Parlamento. E ci dà pure un sacco di indicazioni mediche, quando qualcuno di noi ha problemi di salute». Perché non ricandidare allora «un bravo deputato, un movimentista incredibile»? Nell'intervista Di Pietro sostiene che in Sicilia al suo posto gli avrebbe preferito Sonia Alfano, ma anche in questo caso Scilipoti ha la sua versione dei fatti: «Sempre durante quella colazione di lavoro, Di Pietro mi disse che la candidatura della Alfano non era né opportuna (visto l'impegno preso con gli elettori in quanto loro rappresentante al Parlamento europeo) né conveniente per il partito: perché proprio in quanto europarlamentare, qualora si fosse tornati alle elezioni e la Alfano fosse stata eletta, si sarebbe dovuta dimettere dal suo mandato e al suo posto sarebbe subentrato il primo dei non eletti, che - guardacaso - non appartiene più all'Italia dei valori». Scilipoti, insomma, non ha dubbi. Se esiste una questione morale all'interno nell'Idv, certamente non riguarda lui: «Il partito è nato 12 anni fa come contenitore trasversale che andava da destra a sinistra e raccoglieva chi avesse in testa un progetto di cambiamento. Adesso l'unico progetto è quello di abbattere Silvio Berlusconi. La verità è da ricercare nella cattiva gestione del partito, pieno di odio, giustizialista, che dimostra di amare poco il popolo italiano».