Un anno di bufale
Lamassima è sempre valida: «Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea». Soprattutto se applicata alla politica moderna. In fondo, nel passato, i media erano meno presenti e i leader parlavano con il contagocce. Oggi, nell'era della multimedialità, tutto questo è venuto meno. E così il politico finisce sotto i riflettori (il più delle volte li cerca con bramosia) e parla, parla, parla. O forse sarebbe meglio dire straparla. Già, perché la dichiarazione è una brutta bestia. Fotografa l'immediato. Magari è l'impeto di un momento. Con il passare delle ore cambia, sfuma i propri contorni. E ciò che era vero un tempo, non lo è più. A volte questo processo è lungo, ci vogliono mesi perché il politico cambi idea e magari si contraddica. Così la memoria si annebbia e le parole sembrano sempre nuove e degne di essere ascoltate. Per questo abbiamo deciso di ripercorrere il 2010 alla ricerca di dichiarazioni che, con il passare dei mesi, si sono trasformate in «bufale». Il più delle volte si tratta di previsioni che, alla prova dei fatti, si sono dimostrate assolutamente sbagliate. Non proprio un ottimo curriculum visto che, come sosteneva Winston Churchill, «l'abilità politica è l'abilità di prevedere quello che accadrà domani». Altre volte, invece, si tratta di umori che cambiano. E così l'alleato impresentabile diventa l'amico più fidato, o viceversa. O ancora un obiettivo negato, diventa la ragione della propria azione. Niente di clamoroso. Nessuno vuole impartire «lezioni di coerenza». Succede e vale la pena di raccontarlo. Ecco quindi una carrellata della «ultime parole famose» pronunciate in questo anno dai principali protagonisti del dibattito pubblico italiano. Chissà che i diretti interessati non ne traggano giovamento per evitare clamorose inversione di rotta o, semplicemente, per stare un po' più in silenzio.