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La storia del killer comunista in fuga da 30 anni dalla giustizia

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Versola fine degli anni '70, dopo essere già stato arrestato per oltraggio a pubblico ufficiale e furti, entrò a far parte del gruppo Proletari Armati per il Comunismo (Pac) con cui compì numerose azioni di terrorismo. Nel 1979 venne arrestato dalla polizia e rinchiuso nel carcere di Frosinone dal quale evase nel 1981 e si rifugiò in Francia. Successivamente si trasferì con la moglie in Messico, dove nacque una figlia. Nel Paese del Centroamerica iniziò a scrivere romanzi. Intanto, in Italia la giustizia faceva il suo corso e Battisti venne condannato in contumacia all'ergastolo per quattro omicidi, rapine e sequestro di persona. Nel 1990 tornò in Francia, a Parigi, dove, grazie alla «dottrina Mitterrand», visse facendo il traduttore e continuando a scrivere. Nella capitale francese venne raggiunto da un mandato di arresto internazionale spiccato da un tribunale italiano che ne chiedeva l'estradizione. Dopo quattro mesi di detenzione Battisti venne rimesso in libertà «perché non estradabile». Nel 1993 arrivò la sentenza definitiva della Corte d'Appello di Milano che confermò la condanna all'ergastolo per quattro omicidi (1978 - Udine, assassinio A. Santoro, maresciallo di polizia penitenziaria; 1979 - provincia di Venezia, assassinio L. Sabbadin, commerciante; 1979 - Milano, assassinio P. Torregiani, commerciante; 1979 - Milano, assassinio A. Campagna, agente Ps). Nel marzo 2004 Battisti venne nuovamente arrestato a Parigi, in seguito a una nuova richiesta di estradizione da parte di un tribunale italiano. Un mese dopo l'ex leader dei Pac viene rimesso in libertà ma con l'obbligo della firma. Nel giugno dello stesso anno la Corte d'appello di Parigi accolse la richiesta di estradizione italiana. In attesa che si pronunciasse la Cassazione francese, Battisti fuggì in Brasile. L'Italia presentò una richiesta di estradizione allo stato sudamericano e nel marzo del 2007 Battisti venne arrestato in Brasile. Nel gennaio 2009 il ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, concesse a Battisti lo «status di rifugiato politico». Il 16 novembre il presidente brasiliano, a Roma per il vertice della Fao, ha incontrato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con cui ha discusso della vicenda. In quella occasione, Lula avrebbe ribadito che la decisione sull'estradizione dell'ex terrorista rosso Cesare Battisti spetta alla Corte suprema brasiliana e non a lui. Due giorni dopo – con 5 voti a favore e 4 contrari – il Supremo tribunale federale del Brasile ha autorizzato l'estradizione verso l'Italia dell'ex terrorista rosso: il presidente del tribunale Gilmar Mendes ha votato per ultimo, facendo pendere l'ago della bilancia a favore dell'estradizione. L'organo giudiziario ha determinato l'estradibilità di Battisti, perché i crimini da lui commessi erano reati comuni e non politici; ma ha contemporaneamente, sempre con un voto 5 contro 4, rimesso a Lula la decisione finale sull'estradizione Il 3 dicembre il presidente brasiliano ha annunciato di aver preso la sua decisione riguardo la richiesta di estradizione dell'ex attivista italiano di estrema sinistra, Cesare Battisti, ma di non potersi pronunciare prima del rapporto del procuratore generale.

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