E D'Alema manda il sindacalista a lavorare
Ipiù ottimisti tra gli elettori dei democratici speravano almeno, però, di non dover assistere ad un vero e proprio scontro tra i loro leader e il segretario della Fiom Maurizio Landini visto che, almeno in teoria, sono sulla stessa barca. Dopo le dichiarazioni di Piero Fassino («se fossi operaio voteri sì»), di fronte «al gioco di chi continua a dire cosa farebbe se fosse un operaio della Fiat», il segretario generale della Fiom, senza mezzi termini, ha replicato: «Andate prima nelle catene di montaggio e vediamo se poi ragionate ancora nello stesso modo». Rispondendo a chi gli chiedeva «della posizione assunta da autorevoli rappresentanti del Pd», con un riferimento particolare a Sergio Chiamparino (progressista convinto, ma compagno di giocate a carte dell'ad Fiat Sergio Marchionne) sull'accordo per Mirafiori, il leader dei metalmeccanici della Cgil ha aggiunto: «È legittimo che ognuno esprima il suo pensiero. Ma sarebbe utile che la politica prima di parlare di certe situazioni provasse a fare lo sforzo di mettersi nel punto di vista di chi deve lavorare, a mettersi nei panni di chi sta nelle catene di montaggio in certe condizioni, senza diritti e sotto ricatto per 1.300 euro al mese». Landini ha chiesto alla politica «di capire che quello che Fiat sta facendo non è solo contro i lavoratori ma è contro il Paese». Il segretario Fiom - neanche a dirlo - è stato duro anche nei confronti del governo: «Quando va bene al massimo fa il tifo, e ovviamente per Marchionne. Di tutto questo la politica dovrebbe discutere», ha spiegato. Le frecciatine sono state generali, insomma, ma a rispondere al fuoco è stato proprio il più democratico (si fa per dire) dei democratici: Massimo D'Alema. L'ex premier si è espresso in un ragionamento che più progressista non si può: «Nemmeno Landini lavora alla catena di montaggio quindi mi sembrano polemiche che non hanno molto senso. I lavoratori giudicheranno il valore dell'accordo e democraticamente tutti ne dovranno prendere atto». Punto e basta. Fortuna che ci ha pensato Luigi De Magistris ha riportare tutto alla normalità (e alla banalità): «Le forze politiche che hanno a cuore lavoratori e diritti, essenza della nostra Repubblica, devono sostenere - ha sottolineato l'esponente Idv - la richiesta della Fiom di proclamare uno sciopero generale che mandi un segnale chiaro di opposizione a quanti cercano di riportare indietro le lancette della storia, del diritto del lavoro, della democrazia».