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Il Cav prenota il cenone per il 2013

Berlusconi insieme con Rutelli

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«Ho la certezza di governare altri due anni, mi attaccano, ma io tengo botta, non lascio e vado avanti». È un Silvio Berlusconi pimpante quello che telefonicamente raggiunge la comunità incontro di don Gelmini ad Amelia. Ancora più sicuro di sè, ancora più convinto di avere già i numeri per andare avanti. Da che cosa deriva tutta questa certezza? In fin dei conti alla Camera i voti di vantaggio sono sempre tre... «Attenzione, tre erano al voto di fiducia - fa rilevare Mauro Pili, un berluscones molto attento ai movimenti parlamentari - Che cosa avevano detto i finiani? "Quella di Berlusconi è una vittoria di Pirro, non potrà governare con un vantaggio così esiguo". Ebbene, nessuno ha notato che dal giorno dopo alla Camera si è cominciato ad esaminare il decreto rifiuti, che è andato liscio senza problemi. Avevamo sempre 170-180 voti di vantaggio. L'Udc ci ha dato una mano, i finiani si sono defilati e anche il Pd non ha fatto ostruzionismo». Sotto traccia ci sono grandi movimenti. A Berlusconi è stato spiegato che l'accordo è praticamente chiuso con altri quattro esponenti centristi che, alla ripresa dei lavori a gennaio, annunceranno il passaggio con la maggioranza. Sui nomi il riserbo è più che mai stretto. Spiega Saverio Romano, ex udc oggi alla guida del gruppo di Pid e "adescatore" di centristi insoddisfatti: «Sono giorni di relax e non credo che si siano chiuse intese. Ma ce ne sono molti che vorrebbero avvicinarsi. Tanti dell'Udc che sono in crisi. Ex segretari regionali che sono stati messi da parte con l'azzeramento delle cariche. Ex prime linee finite nel dimenticatoio». Gli uomini di Berlusconi lavorano su due piani: i singoli e i gruppi. In questo secondo caso il Cavaliere considera chiuso il capitolo con Fini, con Casini invece aveva lanciato messaggi rassicuranti ma da Pier ha ricevuto finora porte in faccia: fine del corteggiamento. Quello che non hanno capito gli altri leader è proprio questo: il premier non ha più intenzione di piegarsi, di rincorrere possibili alleati. E quando anche il capo dell'Udc ha compreso che l'aria era cambiata, ha mandato segnali più rassicuranti dichiarandosi disponibile a sostenere alcuni provvedimenti del governo. Arrivando tardi, perché dei tre capi del terzo polo il Cavaliere è disponibile a parlare con uno solo: Francesco Rutelli. Lunedì scorso il Cavaliere ci ha scherzato pubblicamente, inchinandosi al suo passare, durante i saluti di auguri al Quirinale. E ha notato che martedì scorso il leader di Api ha ripetuto ciò che aveva già detto in un'intervista a Il Tempo: «Siamo saldamente all'opposizione, ma siamo pronti a sostenere in Parlamento le cose giuste del governo che sono utili agli italiani». Mercoledì al Senato si è astenuto sulla riforma universitaria. Si vedrà. Come si vedrà anche se il dialogo con i cattolici che fanno capo a Paola Binetti, per esempio, sfoci in qualcosa di concreto. Magari qualche nuovo provvedimento che vada in soccorso delle famiglie, soprattutto quelle numerose. Quel che è sicuro è che Silvio continua a dirsi in pubblico «sereno e tranquillo», convinto di poter portare a termine la legislatura a palazzo Chigi, nonostante la «diffamazione» di cui si ritiene vittima. Dà per scontato che i suoi sostenitori sono già andati oltre quei 314 del 14 dicembre: «Abbiamo avuto qualche difficoltà, ma le abbiamo superate e abbiamo già oggi la certezza, visto che i numeri alla Camera sono assolutamente aumentati, di poter continuare a governare come ci hanno chiesto gli italiani, e continuare a fare le cose che il nostro programma prevedeva che sono tutte indispensabili per uscire dalla crisi e ammodernare il nostro Paese». Avverte che se non fosse passata la fiducia «saremmo andati incontro ad una situazione molto grave per il Paese» perché «non avere un governo, introdursi in una campagna elettorale che sarebbe stata anche dura, avrebbe potuto attirare attorno a noi la speculazione internazionale e provocare danni». Infine lo sfogo personale: «Sono vittima di una diffamazione quotidiana. Mi hanno accusato di tutto, dalle stragi alla mafia, alla corruzione: di tutto. Non c'è nulla di cui io sia stato lasciato esente. Tu mi capisci perché anche tu sei vittima», dice a don Pierino Gelmini che da due anni è stato dimesso dallo stato clericale e che deve rispondere dell'accusa di molestie nei confronti di diversi giovani ospiti della struttura.

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