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«Nostro zio aveva un bullone nel petto»

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.Non ce l'aspettavamo che fosse conciato così male». Il più grave è il cileno. E i due nipoti adolescenti di Cesar Mella, fratello e sorella, l'hanno saputo prima che iniziasse la conferenza stampa sulle condizioni dei due feriti, al centro di riferimento regionale di ricostruzione della mano del policlinico Umberto I. La ragazza ha 17 anni, capelli lunghi lisci castani fermati col cerchietto, e bellissimi occhi grigioazzurri, identici a quelli del fratello che ha 15 anni in t-shirt bianca a mezze maniche. Sembrano svizzeri, e invece sono i nipoti di Cesar Mella, 44 anni, addetto alla posta al pian terreno dell'ambasciata cilena. «Ma siamo italiani - dice con orgoglio la ragazzina, stretta in un piumino corto nero, seduta accanto al fratello nel bunker della sala d'attesa di Chirurgia d'urgenza, primo piano seminterrato del pronto soccorso, dove a un paio d'ore di distanza l'uno dall'altro sono arrivati i due feriti, con le mani stracciate dall'esplosione di un plico bomba. Ce li hanno trasportati Aldo, Massimo e Fabrizio, i tre operatori del 118 che mai si sarebbero aspettati di soccorrere due persone nella stessa giornata, vittime di un attentato vigliacco che ha colpito semplici lavoratori, le persone più umili, anche se la bomba era indirizzata all'addetto alla cultura. «Erano entrambi spaventati ma lucidi. Li abbiamo soccorsi nelle rispettive ambasciate a circa due ore di distanza alle 12,30 e alle 14.30 - confermano Aldo e Massimo davanti al Pronto soccorso - Erano feriti alle mani ed hanno ricevuto una prima medicazione all'interno delle ambasciate». Alle ambasciate sono stati bravissimi. «Gli abbiamo praticato le manovre anti-shocking - conferma un collega di Mella -. E l'abbiamo tenuto sveglio parlandogli continuamente fino all'arrivo dell'ambulanza. Mella è una persona perbene - dice -, un gran lavoratore, in ambasciata da sempre». E intanto fa la spola tra i medici e il piazzale del pronto soccorso, abbottonato in un giaccone scuro tipo eschimo col cellulare attaccato per aggiornare in continuazione sulle condizioni del ferito. Ma solo stamattina si saprà davvero se il futuro di Mella resterà segnato oppure no. Se infatti, come ha spiegato l'ambasciatore del Cile Oscar Godoy «Mella è fuori pericolo di vita» è anche vero che «c'è una lesione dell'occhio destro che potrebbe perdere» ha spiegato il responsabile del dipartimento chirurgico protempore Massimo Coletti, che gli ha estratto il bullone dal petto. «Non abbiamo recuperato del materiale particolare, tranne nel secondo paziente - conferma il prof. Coletti - era del materiale metallico, nella fattispecie un bullone che aveva nella ferita del torace. L'ho personalmente consegnato alle forze dell'ordine». Le gravissime lesioni alle mani, che entrambi hanno riportato hanno necessitato di una ricostruzione chirurgica, che ha recuperato tutto il materiale biologico recuperabile. Ed entrambi hanno lesioni al torace, al volto e in altre parti del corpo - conclude Coletti - ma per tutti e due le parti più danneggiate sono state le mani».

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