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Stefania fa i capricci, il Pdl la scarica

Stefania Prestigiacomo

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Difesa dall'opposizione e scaricata dalla maggioranza.. È finita così l'ultima sceneggiata del ministro Stefania Prestigiacomo la quale, davanti alla decisione della Camera di non accogliere la sua richiesta di rinvio su un articolo di una proposta di legge, ha annunciato di lasciare il Pdl e di iscriversi al gruppo Misto. Senza però dimettersi dalla carica di ministro. Una decisione spiegata quasi in lacrime davanti ai giornalisti ieri pomeriggio in Transatlantico ma che ha lasciato abbastanza freddo tutto il Pdl. Compreso Silvio Berlusconi, impegnato per tutta la giornata a trattare per allargare la coalizione. Il premier non avrebbe gradito affatto lo strappo del ministro dell'Ambiente. «Proprio ora che c'è bisogno di compattezza in Parlamento Stefania fa un'uscita del genere» avrebbe detto a uno dei massimi dirigenti del partito. «È esattamente quello che dobbiamo evitare – ha proseguito – dare ora l'idea di essere divisi mentre in Parlamento si va allargando la maggioranza». Così la mediazione è stata affidata a Gianni Letta che in serata ha convocato a palazzo Chigi il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e il ministro. L'esito è stata affidato a un comunicato della presidenza del consiglio: «Stefania Prestigiacomo e l'Onorevole Cicchitto hanno chiarito ogni equivoco, superando l'incidente, scambiandosi un reciproco attestato di stima e di fiducia». Lo scontro con la responsabile all'Ambiente si è consumato in mattinata. In discussione c'era la proposta di legge di Giorgio Jannone, deputato del Pdl, sull'imprenditorialità e sul sostegno al reddito. Stefania Prestigiacomo ha chiesto il rinvio su un articolo perché, ha spiegato, «questo provvedimento non è la sede per trattare questo argomento». Ma nella maggioranza nessuno ha appoggiato la sua scelta e il relatore, Silvano Moffa, ha chiesto di votare subito, mentre con il ministro si sono schierati Pd e Fli. Al voto la Prestigiacomo si è schierata con l'opposizione e la sospensione è stata bocciata per soli tre voti. Una decisione di cui il ministro ha preso atto afferrando le sue carte e abbandonando l'aula, per annunciare poco dopo di essere intenzionata a lasciare il Pdl. La replica del capogruppo Fabrizio Cicchitto è stata di una freddezza assoluta: «Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro». L'accusa dei parlamentari del Pdl alla Prestigiacomo è proprio di aver avuto un atteggiamento sprezzante, di voler imporre a tutti i costi le sue scelte. Duro anche Silvano Moffa, ex Pdl, ex Fli e ora al gruppo Misto: «Io rispetto il lavoro del governo ma altrettanto devono fare i ministri con il nostro. Questo testo è in commissione da nove mesi, il sottosegretario Pasquale Viespoli era venuto in aula e aveva dato parere favorevole dell'esecutivo condizionandolo ad alcune modifiche. Le abbiamo accolte, non c'era alcun motivo di rinviarlo ancora». Ma sotto lo «strappo» della Prestigiacomo sembra ci sia ben altro. Lo spiegano alcuni deputati del Pdl, senza volere esser citati. Il ministro da tempo si sente ai margini, isolata dalle scelte del governo. È stata esautorata dall'agenzia sul nucleare e si è scontrata in maniera dura anche con il ministro Giulio Tremonti. Il quale pare non la sopporti più. A questo va aggiunto che la Prestigiacomo è molto legata a Gianfranco Micciché, leader di Forza del Sud, tanto che qualcuno sospetta che ci sia lui dietro la sua decisione. Insieme, infatti, fanno parte della «corrente» dell'isola in questo momento poco considerata da Silvio Berlusconi che stravede invece per gli altri due siciliani, il ministro Alfano e Renato Schifani. E infatti in difesa della Prestigiacomo è intervenuto prima di tutti proprio Gianfranco Miccichè con una dichiarazione sibillina: «Mi sembra che nel Pdl le uniche ad avere gli attributi siano le donne». A favore del ministro anche la sua collega Mara Carfagna, reduce pure lei da una sceneggiata analoga sulla vicenda dei rifiuti a Napoli qualche settimana fa. E le sue parole sono quasi una minaccia: «Sarebbe sbagliato sottovalutare l'accaduto: il disagio espresso da Stefania Prestigiacomo nei confronti di un partito nel quale, troppo spesso, si preferisce, per fretta o disattenzione, non prestare ascolto alle idee diverse, è molto diffuso». La resa dei conti ci sarà probabilmente a gennaio.

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