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Teatrino sul voto in Senato

Il ministro Mariastella Gelmini

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Il disegno di legge sull'università non ha pace. Mentre studenti e ricercatori organizzano cortei e manifestazioni e le forze dell'ordine si preparano ad isolare eventuali violenti, in Aula al Senato va in scena l'ennesimo teatrino. Tutto nasce da una modifica apportata dalla Camera al ddl Gelmini che riguarda la precedente legge Moratti. L'opposizione ravvisa una contraddizione. La modifica riguarda la norma (articolo 11 della legge Moratti)che prevede che i ricercatori che abbiano insegnato per almeno tre anni, abbiano il diritto di diventare professori aggregati. Questa norma viene modificata dall'articolo 6 del ddl Gelmini, che pone dei limiti a questa possibilità. La stessa legge, però, all'articolo 29, sopprime l'articolo 11 della precedente legge Moratti. In Aula nasce un'accesa disputa procedurale. La capogruppo del Pd Anna Finocchiaro chiede l'immediata riunione della giunta del regolamento perché - sostiene - «così com'è la legge non può essere approvata». La presidente di turno Rosi Mauro legge un parere della presidenza del Senato che parla di «apparente contraddizione», e decide di andare avanti con le votazioni. In Aula scoppia l'ennesima bagarre. Dai banchi dell'opposizione viene chiesta a più riprese la sospensione della seduta, ma Rosi Mauro prosegue imperterrita: «Vergogna - urla in un evidente stato di agitazione - Non rispettate la presidenza, vi ho dato una risposta». Il voto va avanti. Ma, complice la confusione, alcuni emendamenti proposti dall'opposizione (e tra questi il 6.21 che propone la soppressione dei commi 4 e 5 dell'articolo 6 e che risolverebbe - di fatto - la contraddizione rilevata dalla Finocchiaro) vengono approvati. Il voto avviene manualmente, ma sembra che la stessa presidente di turno abbia pronunciato più volte la consueta formula: «Il Senato approva». Il caos in Aula cresce sempre più. Le proteste dell'opposizione si fanno insostenibili. Rosi Mauro sospende la seduta e il presidente Schifani convoca la conferenza dei capigruppo per decidere il da farsi. L'approvazione degli emendamenti dell'opposizione significherebbe un nuovo - il quarto - passaggio del testo alla Camera. Schifani decide, con il consenso di tutti i capigruppo che ancora non hanno rivisto i filmati che certificano l'esito delle votazioni, di annullare tutto e ripetere, come previsto dal comma 1 dell'articolo 118 del regolamento. Poi, però, si diffonde la certezza dell'approvazione di ben quattro emendamenti e cambia tutto. Pd e Idv si dicono improvvisamente contrari alla ripetizione del voto. «Il gruppo del Pd - spiega la senatrice Finocchiaro - non condivide la scelta del presidente Schifani di tornare a votare sui voti registrati e già "in circuito". Sarebbe un precedente gravissimo, perché è vero che una votazione può essere ripetuta, anche due. Ma non sette votazioni imposte mentre l'Aula del Senato era in subbuglio. Il mondo sa che qui si è votato». Dello stesso parere il capogruppo dipietrista, mentre Udc, Fli, Pdl e Lega difendono l'operato di Schifani. È lo stesso presidente a chiarire la sua decisione: «Prima ancora di sapere il numero, il contenuto e l'esito delle votazioni, ho concordato con i capigruppo di maggioranza e opposizione di procedere all'annullamento e alla ripetizione delle stesse. Questo perché - spiega - l'Aula ha vissuto un momento di caos tale da non consentire ai senatori di capire quanto si stava votando. La mia decisione - sottolinea Schifani - è stata presa in buona fede e confermata dalla presidenza». In Aula regna di nuovo il caos. Sulla questione di merito e la presunta contraddizione interviene il ministro Gelmini: «Il governo alla luce delle questioni di coordinamento sollevate dalle opposizioni in merito ai rapporti tra i commi 4 e 5 dell'articolo 6 e l'articolo 29, si impegna a risolvere tali problemi in sede di conversione del decreto legge proroga termini che il Consiglio dei ministri approverà nella mattinata di domani (oggi, ndr)». L'opposizione continua a scalpitare. Schifani alla fine decide di rivotare tutti gli emendamenti annullati, accantonando però quelli che riguardano la disputa procedurale relativa all'articolo 6, convocando per risolvere la questione giunta del regolamento. Pd e Idv decidono di non rivotare gli emendamenti, che vengono tutti respinti. Alle 21 la seduta viene sciolta. In due giorni sono stati approvati solo 7 dei 29 articoli. Anche tra i senatori del Pdl comincia ad esserci pessimismo sui tempi: «Per l'approvazione definitiva dovremo lavorare fino a giovedì sera», spiega uno di loro. Intanto gli studenti si rivolgono a Napolitano: «Non firmi questa legge», scrivono in una lettera.

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