La Prestigiacomo lascia il gruppo Pdl
"Lascio il Pdl, vado nel gruppo Misto". Così Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, annuncia lo strappo con il Pdl dopo che la maggioranza non ha appoggiato il rinvio della legge sulla libera imprenditorialità. A chi le chiede se intende restare al governo, Prestigiacomo dice: "Resto finché Berlusconi lo riterrà". Il ministro lo ha annunciato in Transatlantico tra le lacrime e la voce spezzata dal pianto. LIBERA IMPRENDITORIALITÀ - Il ministro, sostenuta dall'opposizione, aveva chiesto all'aula di sospendere l'approvazione di alcune norme relative a questioni ambientali, su cui aveva anche sollecitato un parere negativo da parte dell'esecutivo. Si trattava, nella fattispecie, delle norme che esoneravano le imprese costituite da disoccupati e cassintegrati dagli obblighi previsti in materia di comunicazione e catasto dei rifiuti, di registro di carico e scarico dei rifiuti e di iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali. Ma è proprio a quel punto che il Pdl, assieme alla Lega, decide di andare contro le raccomandazioni del ministro e per tre voti ne impedisce il rinvio. La reazione della Prestigiacomo è stata immediata, e non sono mancate accuse dirette: "Una cosa è certa - ha aggiunto - Cicchitto non può essere più il mio capogruppo". Il provvedimento, dopo lo "strappo", è stato comunque approvato con 283 sì, 190 no e 2 astenuti. "SCONTRO PERSONALE" - "Non conosco la vicenda - ha commentato il presidente del Sanato Renato Schifani - Se il ministro Prestigiacomo si rivolge nei confronti del capogruppo Cicchitto evidentemente ci sarà stata una tensione tra lei e il capogruppo che io non conosco. A caldo direi uno scontro personale ma probabilmente potrebbe esserci qualcosa di politico ma non sta a me entrare nel merito". "Ha poco senso appellarsi all'opposizione responsabile se poi all'interno del governo non riescono a trovare un'intesa - ha detto invece Pier Ferdinando Casini dell'Udc - Invito il governo ad avere le idee chiare quando porta i provvedimenti in aula". "Aver salvato la pelle non significa aver salvato le prospettive del governo", ha commentato Pierluigi Bersani. "Il centrodestra non ci crede più, parlano di governabilità e di garantire la stabilità ma ogni giorno testimonia un'altra situazione, un altro film" conclude il leader del Pd.