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Gli studenti da Napolitano "Non firmi la riforma"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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«Finalmente abbiamo trovato un interlocutore serio che ci ha ascoltato». I giovani studenti della Sapienza esultano. Solamente tre giorni fa avevano annunciato di aver scritto una lettera al presidente della Repubblica chiedendogli di non firmare il disegno di legge Gelmini e ieri lo stesso Napolitano ha voluto invitarli a salire al Quirinale. Un incontro iniziato alle cinque del pomeriggio e durato per più di un'ora durante il quale il Capo dello Stato ha voluto ascoltare lo sfogo della delegazione formata da dieci studenti. Ed è Fabio Gianfrancesco, uno dei ragazzi della Sapienza a raccontare l'esito del vertice: «Il Presidente ci ha ricordato le sue prerogative e ha detto che la cosa importante è aprire un dialogo». E, quando i giovani hanno tentato di convincerlo a non firmare il ddl, Napolitano ha, da una parte, ricordato loro quali sono le sue prerogative, ma, dall'altra, che gli piacerebbe poter prendere in esame direttamente le proposte alternative avanzate dagli studenti. Un successo, quindi, per la delegazione degli studenti che, oltre ad essersi «sentiti trattati da adulti», sono riusciti a lanciare un appello al Capo dello Stato: «Gli abbiamo chiesto di poter prendere in esame il ddl in tutti i problemi e i vizi di costituzionalità che questo esprime e di prendere atto di una distanza incolmabile e problematica tra l'operato dell'esecutivo e le istanze sociali e abbiamo chiesto di prendere atto di una situazione drammatica di una generazione». Un'apertura, quella di Napolitano, che però non è piaciuta a tutti gli studenti, tanto che é proprio il Coordinatore Nazionale di Azione Universitaria, Andrea Volpi, a sollevare delle perplessità: «È assolutamente sbagliato far passare il messaggio che chi mette a ferro e fuoco le città, si scontra con le forze dell'ordine, crea disagi ai cittadini e ai turisti ottenga alla prima richiesta ciò che chiede. Ci auguriamo che Napolitano si impegni ad incontrare anche il consiglio nazionale degli studenti e tutti quelli studenti che pacificamente e nel rispetto delle regole si battono ogni giorno per migliorare le cose». E così, mentre al Senato, l'ostruzionismo dell'opposizione riusciva a paludare la discussione sulla riforma facendo slittare il voto conclusivo sul ddl alle quattro di oggi pomeriggio, l'agone politico polemizzava sull'apertura di Napolitano ai giovani. Tra i primi a strumentalizzare l'evento è stato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani («È il colmo: siamo arrivati al punto che il Presidente della Repubblica incontra gli studenti e il Governo no») che ha trovato l'immediata smentita da parte del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni che ha negato il fatto che «gli studenti non siano stati ascoltati nella preparazione della riforma dell'università e che ora il presidente Napolitano stia facendo in qualche modo "supplenza" al governo, dando la sua disponibilità a incontrare i ragazzi». Una polemica nella quale non è voluta intervenire il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che, dopo essersi dimostrata disponibile, laddove non si creano problemi di ordine pubblico, a riprendere il dialogo con i giovani, ha preferito parlare della riforma: «Se domani il Senato la approverà sarà un bel giorno». Il ddl, ha spiegato Gelmini, «sta dalla parte degli studenti e del loro diritto ad avere un'università che prepari al mondo del lavoro. I giovani temono la privatizzazione? Niente di più sbagliato, ma nemmeno possiamo difendere una università autoreferenziale e scollegata dal mondo del lavoro».

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