Chi sta con Silvio deve morire
Chi sta con Silvio deve morire. Siamo arrivati a questo. I deputati che hanno deciso - pur non facendo parte del Pdl - di dire no alla sfiducia, salvando di fatto il governo Berlusconi, adesso pagano le conseguenze. Per loro - anche se i più ironici sostenitori della tesi della «compravendita» parlavano di ministeri, sottosegretariati e incarichi di governo in arrivo - è tempo di intimidazioni, insulti, aggressioni. Le due ex deputate di Futuro e libertà che non hanno sfiduciato il Cav hanno ricevuto «minacce gravi». Catia Polidori, dal giorno successivo al voto a Montecitorio va in giro con due agenti armati e un'auto blindata. Sotto scorta anche i genitori e il fratello. Mentre per Maria Grazia Siliquini all'attivo un'auto rovinata (di un collaboratore) e «pesanti intimidazioni che si commentano da sole e che dimostrano la delusione di chi voleva andare al potere percorrendo la via più breve, scavalcando il confronto con i cittadini». Tra i più gettonati da chi sceglie accuse e insulti per commentare un voto politico i componenti del neonato Movimento di Responsabilità nazionale. Le scritte offensive comparse qualche giorno fa a San Giorgio a Cremano contro Bruno Cesario sono state cancellate. «Ma le invettive e le parolacce per strada e al telefono continuano. La libera espressione della propria volontà è diventata impossibile», spiega il deputato ex Api. A Domenico Scilipoti il premio per numero e varietà di insulti ricevuti. Mentre il suo ex leader Antonio Di Pietro chiedeva l'intervento di Napolitano sulla presunta «compravendita» dei parlamentari da parte di Berlusconi, a Scilipotiveniva recapitata una letterina niente male: «Sei un buffone, una vacca venduta al mercato. A livello mondiale, sarai mandato in onda dopo la tua performance di ieri (giovedì a «Un giorno da pecora», ndr) alla radio. Sei un nulla», recitano le prime righe. «E questo è niente», spiega. La missiva continua: «Aspettiamo di vedere cosa riscuoterai da testa di pece, fai schifo, FAI SCHIFO! Cos'è la dignità Scillipoti? Cosa racconterai ai tuoi figli Scillipoti?». «Neanche sanno come mi chiamo», commenta lui, piuttosto amareggiato. «Di avere immobili pignorati - è la risposta ironica di chi scrive la lettera - e di aver sperato che il nano malato di mente ti salvasse il culo che gli hai venduto? Che vita infame la tua». La missiva è firmata «Francesco, un soldato italiano» e in allegato c'è una fotografia scattata ai cadaveri insanguinati di Mussolini e della Petacci. «Nella foto, un traditore d'Italia», precisa Francesco. Scilipoti commenta: «È impubblicabile per quant'è brutta. Ma ve la mando così capite qual'è il clima che io e i miei familiari stiamo vivendo. Vogliono farmi fare la stessa fine?», si domanda. «Mi hanno telefonato pure a casa per insultarmi. Ha risposto mia moglie e le hanno detto che avevano visto il numero sul filmato mandato in onda da Annozero. Almeno il numero di telefono potevano nasconderlo!», conclude. La fotografia ci arriva via mail. Aveva ragione Scilipoti. È impubblicabile.