Silvio pronto a giocare gli assi delle poltrone
La partita di Berlusconi contro Fini e Futuro e Libertà non è ancora finita. La sconfitta del presidente della Camera sul voto di sfiducia è solo l'inizio di una strategia a tenaglia: emarginazione dei finiani più irriducibili, ovvero quelli che si sono spinti talmente avanti da non poter più «ripensarci», e nuova campagna acquisti in Fli e soprattutto nell'Udc. Questo qualora non andasse in porto un accordo di alleanza con Casini. Oltre a nuovi punti del programma (maggiore attenzione alla famiglia e riforma della legge elettorale) particolarmente graditi al leader dell'Udc, Berlusconi ha in mano un giro d'assi che è lo strumento più efficace di convincimento. Si tratta delle poltrone lasciate dai finiani. Non solo. Qualora si andasse a una crisi pilotata, il risiko sarebbe più ampio della semplice occupazione di caselle vuote. Ci sarebbe un rimpasto di governo con un possibile cambio della guardia anche sulle poltrone ora occupate. Le postazioni libere sono quelle di Andrea Ronchi (ministro delle Politiche comunitarie), di Adolfo Urso (vice ministro per il Commercio con l'Estero), di Roberto Menia (sottosegretario all'Ambiente) e di Antonio Buonfiglio (Politiche agricole). C'è poi la poltrona di sottosegretario alle Infrastrutture prima di Giuseppe Reina dell'Mpa di Lombardo e di sottosegretario al Welfare dove era Pasquale Viespoli ora capogruppo al Senato di Fli. Altra poltrona libera è quella lasciata dall'attuale ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, prima viceministro con la delega sulle Comunicazioni. Il totonomine si è già scatenato. In pole position ci sarebbero quei deputati che sono stati determinanti per superare il voto di sfiducia. Per Calearo già si fa l'ipotesi di viceministro per il Commercio Estero, il posto che fu di Urso o alle Comunicazioni accanto a Romani. Nel Pdl si dà per certa una poltrona da sottosegretario per gli ex finiani Giampiero Catone, Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori. Per quest'ultima, ingiuriata al momento del voto dai suoi ex compagni di partito, c'è chi sostiene che Berlusconi vorrebbe darle un riconoscimento particolare, non esclusa una nomina come viceministro. Più complesso il percorso di Moffa approdato nel gruppo misto. Per lui il rientro nel Pdl sarebbe più lungo. La strategia di persuasione nell'area centrista è già cominciata. Berlusconi ha bisogno di avere almeno quindici voti di vantaggio alla Camera. Tra le file del Pdl spiegano che occorre un'occasione per favorire la transumanza da Fli e Udc. Sarà il voto di fiducia al ministro Bondi, fissato per la prossima settimana, la porta girevole da cui potrebbero transitare altri transfughi da Futuro e Libertà. Ma sarà anche l'occasione per verificare se ci sono delle possibilità di arrivare a un'intesa con Casini al momento arroccato sulle sue posizioni. Tutta tattica, sostengono i più vicini a Berlusconi. Ed ecco la seconda ipotesi. Oltre a incursioni dentro ciò che resta di Fli e nell'Udc, con «l'acquisto» di singoli deputati, c'è la strategia più ampia di un rimpasto di governo con l'ingresso di centristi in posti chiave del governo. In Transatlantico continua a circolare un risiko che vede Casini alla Farnesina e Cesa alle Politiche comunitarie. Più remota invece l'ipotesi di una staffetta Bondi-Buttiglione alla Cultura. C'è poi la variabile Lega. Il Carroccio è pronto a presentare il conto dell'alleanza di ferro. E non si accontenterà di qualche sottosegretario.