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Roma sotto assedio della peggio gioventù

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C'èun treno carico di materiale che scotta in corsa. Bisogna fermarlo. I disordini, gli incidenti, gli scontri drammatici di qualche giorno fa sono solo il primo piatto di un pranzo indigesto. Ho letto in questi giorni articoli pieni di comprensione per «i ragazzi», editoriali colmi di buonismo e sociologia da quattro soldi. Sono pericolosi. Innescano una reazione di solidarietà, danno ai violenti la giustificazione per colpire e sentirsi parte di un progetto per un radioso avvenire. Attenti, cari chierici in servizio permanente effettivo, questo non è il Sessantotto, siamo di fronte a qualcosa che non ha progetto politico e rispetto al passato ha a disposizione strumenti ancor più letali. C'è la Rete, con la sua comunicazione in tempo reale, i suoi slogan, le sue parole d'ordine e la sua capacità di mobilitazione. Muovere masse di violenti, di ingenui pronti a immolarsi per una causa sbagliata, è facile. Non siamo nell'era della clandestinità, ma dello scambio di informazioni in chiaro, in real time, della sfida aperta, della violenza dichiarata, cercata e sbattuta in faccia al mondo, possibilmente in diretta. Quel che sta accadendo nelle università e nelle fabbriche dovrebbe preoccupare tutti e invece stiamo assistendo a una folle gara alla giustificazione del peggio e alla mistificazione della realtà contemporanea. Il fallimento del nostro sistema educativo è totale, è plasticamente rappresentato dalla piazza sbavante di giovani che imbracciano spranghe e tirano sanpietrini. Una parte di loro ha la testa completamente vuota, ma le mani sono armate. Sono là perché vogliono pestare lo sbirro, odiano lo Stato, desiderano lo scontro fisico. Questo fallimento è, prima di tutto, delle famiglie e poi della scuola che ha dimenticato una materia fondamentale: l'educazione civica. Invece di alzare il sopracciglio e impartire lezioni dal salotto, l'intellighentsia di questo Paese dovrebbe fare lo sforzo di ascoltare e leggere cosa si dice nelle università. Scoprirebbero un mondo intriso di fanatismo e una nuova ideologia che sogna il rovesciamento del governo con la piazza. Sono «contro» tutto», perfino contro Roberto Saviano. Parte di questo movimento estremista viene da sinistra, ma si salda con il magma del mondo degli ultras da stadio, con gli sbandati delle aree metropolitane, con la pura delinquenza il cui unico fine è il caos. Gasparri è il nuovo nemico pubblico e una massa di sfascisti è l'emblema della democrazia. Questo è il risultato del dibattito politico italiano. Fa orrore. Dei fatti, quelli che Il Tempo pubblica da giorni non gliene importa niente a nessuno. Un ragazzo ha rischiato di essere ammazzato con un colpo di casco in faccia e sapete perché? Secondo le direttive dei compagni non doveva lanciare arance ma pietre contro i poliziotti. É stato «punito» da un suo compagno di lotta. Sono sballati che ballano la danza della morte.

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