Berlusconi ha due assi
{{IMG_SX}}Operazione rimpiazzare Fini. Berlusconi non ha perso il miraggio dell’autosufficienza e di avere una maggioranza stabile che consenta di andare avanti e varare un paio di riforme importanti. La giustizia, non c'è dubbio. Ma anche il fisco. Il piano di Silvio si muove in due direzioni con l'obiettivo di costituire due nuovi gruppi parlamentari alla Camera, di fatto la terza e la quarta gamba della maggioranza. Senza escludere che se le due iniziative non dovessero andare a buon fine potrebbero più avanti fondersi. Quel che è sicuro è che il premier vuole accelerare, vuole che il quadro sia chiaro già prima della pausa natalizia. Al primo gruppo sta lavorando Silvano Moffa. Punta ad accogliere i tre che con lui sono usciti da Futuro e Libertà dopo il voto di fiducia alla Camera: Polidori, Siliquini e Catone. Si sta lavorando anche sugli altri cinque o sei in bilico, in preda ai dubbi, parlamentari che vivono con sofferenza lo slittamento a sinistra del movimento di Fini e che non se la sentono di partecipare a una iniziativa politica che non è più di centrodestra ma terzopolista. Quindi il dialogo si è fatto più intenso anche con i cattolici che vivono uguale crisi all'interno del centrosinistra. Come Paola Binetti e gli ex teodem e il gruppo di Beppe Fioroni. L'obiettivo è arrivare a quota venti deputati, la soglia minima per costituire un gruppo a Montecitorio. Una leva potrebbe essere già il prossimo decreto milleproroghe che quest'anno si dovrebbe chiamare «decreto per lo Sviluppo». Da distribuire ci sono sei miliardi di euro e non è escluso che l'esecutivo metta sul piano del provvedimento una riduzione delle tasse, a cominciare dalle famiglie, con un'attenzione particolare a chi ha molti figli. Il secondo progetto è quello di trasformare Noi Sud in un vero e proprio gruppo parlamentare. Al momento gli ex Mpa che sono rimasti con Enzo Scotti sono nel gruppo misto e da soli sono in dodici. Si lavora su altri indecisi per arrivare a costituire una formazione politica autonoma. Il tema che sta a cuore a questo gruppo è quello della riforma della giustizia che sta per essere varata e sulla quale Berlusconi scommette per allargare il consenso parlamentare. Non si tratta solo di ampliare la maggioranza, formare un gruppo infatti ha anche un valore tecnico non secondario: i gruppi hanno la possibilità di chiedere un componente per ogni commissione parlamentare. E qui si apre un'altra questione fondamentale per proseguire la legislatura. Perché con l'istituzione di Fli e con il passaggio formale dei finiani all'opposizione, la maggioranza potrebbe non avere i numeri in diversi organismi ristretti. La situazione più delicata è in prima commissione, quella per gli Affari costituzionali, da dove passano tutti i provvedimenti. Ebbene, attualmente la maggioranza può contare su 22 membri (compreso il presidente Donato Bruno), l'opposizione su 24, mentre l'esponente delle minoranze linguistiche, Karl Zeller, sulla fiducia si è astenuto. Partita delicata anche in commissione Giustizia, quella presieduta dalla finiana Giulia Bongiorno, sebbene per un periodo di tempo è difficile immaginare che possa partecipare alle sedute perché incinta. I voti di scarto tra maggioranza e opposizione sono appena due. E tre sono invece quelli nella commissione Bilancio, presieduta dal leghista Giorgetti, dove pure si erano verificati diversi incidenti per il Pdl sulla legge di Stabilità: il governo era andato sotto tre volte in appena qualche ora. Berlusconi intanto si mostra sereno e in vena di battute. Intervenendo telefonicamente a una manifestazione del Pdl in Toscana ha chiosato: «Sapete perché sono sempre così carino con le signore? Deriva dall'anagramma del mio nome in latino: "l'unico boss virile"».