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Il Cav: "Fini? Da mio erede a vice di Pier"

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, all'Altare della Patria

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La strategia è in due fasi. La prima è tenere fuori i leader e parlare con i singoli. Singoli deputati o pezzi di gruppi. Si lavora sugli scontenti di Fli, quelli che non volevano la linea dura, quelli che oggi si sentono a disagio. Quelli che hanno aderito a un progetto che via via si è, a loro giudizio, snaturato. E si lavora sugli scontenti dell'Udc, quelli che vorrebbero condizionare il governo e in particolare la sua agenda, spingere perché adotti provvedimenti che vadano in aiuto della famiglia. La seconda fase prevede di tendere la mano agli indecisi, magari già dal decreto milleproroghe che verrà approvato tra qualche giorno e potrebbe contenere qualche atto concreto. E in questo modo fare in modo che sia la base a condizionare i leader. "Corteggiare" i peones in modo che costringano i capi ad andare incontro al governo. Berlusconi dunque non molla. E parlando a Bruxelles giovedì notte torna a ribadire il suo progetto: riunire tutti i moderati. Per ora si cominicia da otto che, rivela il Cavaliere, sarebbero già pronti a sostenere il governo. Ma al solo nominare la parola «calciomercato», il premier s'inalbera. Le adesioni, ci tiene a spiegare, proseguono spontanee. Ciò non significa che non continuerà a fare appelli. Anzi, andrà avanti ma nel Pdl nessuno si aspetta che Berlusconi scenda più di tanto a patti. E Fini e Casini? Per ora il Cavaliere si gode la loro sconfitta, dice che «avrebbero fatto meglio a restare nel centrodestra». Hanno scelto di andare via e «hanno sbagliato i conti», perché molti di coloro che li hanno seguiti lasciando la maggioranza sono ora pronti a tornare indietro. Poi, in serata, aggiunge: «Hanno voluto giocare allo sfascio sulla pelle degli italiani. Hanno cercato, con una congiura di palazzo, di rovesciare la volontà degli elettori. E così il tentativo di ribaltone di Fini e del Pd ha fatto sì che Fini stesso, in un anno, sia passato da mio erede a vice di Casini». Finito il Consiglio Europeo (ieri mattina ndr) che mette il premier di ottimo umore, Silvio torna a sognare il Pdl come forza aperta, pronta ad accogliere tutti i moderati, una forza che punta a essere maggioritaria. «Voglio proseguire il cammino per riunificare i veri moderati in un unico grande movimento politico - dice -, ovviamente senza quei pasdaran che si schierano con Di Pietro e usano i toni, le calunnie e le false argomentazioni del Fatto Quotidiano e di Repubblica». Il terzo polo lo fa sorridere, «perché non ha i voti». Per questo il presidente del Consiglio si sente sicuro: «Dentro di me ho la certezza assoluta di portare a termine la legislatura». Rilancia: «Riprendiamo da oggi il cammino del buongoverno, proseguendo su tre linee fondamentali. Innanzitutto il completamento dei cinque punti strategici sui quali avevamo avuto una fiducia ampia dal Parlamento il 29 settembre. Voglio sperare che su questi cinque provvedimenti tutti i parlamentari che li hanno votati poche settimane fa siano coerenti con l'impegno assunto allora». Il riferimento è anzitutto a quelli di Futuro e Libertà: «L'operazione dei finiani è partita chiedendo a dei parlamentari del Pdl di salire su un convoglio a guida Fini con destinazione di essere la terza gamba della maggioranza del centrodestra a sostegno del governo. Ora si sono trovati in una formazione a guida Bocchino-Granata, con destinazione la sinistra. Credo che sia abbastanza normale che ci siano dei moderati che ritengono di non poter aderire a questa destinazione e rimangono ancorati ai loro valori e ai loro impegni con gli elettori».   E l'ultimo messaggio ai centristi: «Il discorso con l'Udc non è chiuso. Aveva una grande occasione per dare un sostegno alla maggioranza e per senso di responsabilità. All'inizio non poteva chiedere nulla ma più avanti poteva intervenire con una presenza nel governo. Avrebbero potuto intervenire al governo con i loro uomini cammin facendo, non subito. Hanno ritenuto di no. Io rispetto la loro posizione». Le parole del cardinale Bagnasco, presidente della Cei, e prima di lui del cardinale Bertone, segretario di Stato, sono state emblematiche. E certamente sortiranno il loro effetto sulla politica. Berlusconi se lo aspetta. Ora però non ha intenzione di lasciarsi andare a battute che possano provocare polemiche. Gli viene chiesto se ha intenzione di fare un nuovo predellino, ripetere il gesto del novembre di tre anni fa quando salì appunto sul predellino di un'auto a piazza San Babila e annunciò la nascita del Popolo delle Libertà. Stavolta il Cavaliere la risolve con parole soft che rivelano lo stato d'animo: «L'età che ho mi induce a stare attento ai gradini...». Non è tempo per colpi di testa.  

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