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Berlusconi superstar Bruxelles gli dà fiducia

Silvio Berlusconi e Angela Merkel

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I Capi di Stato e di governo lo hanno accolto con abbracci e congratulazioni. È un clima molto diverso quello che ieri Berlusconi ha incontrato al vertice europeo di Bruxelles. Fino a una settimana fa il premier si lamentava negli incontri internazionali dei problemi politici della sua maggioranza; ieri ha raccolto a piene mani i complimenti per il voto di fiducia. Ma soprattutto per aver salvato il Paese da una crisi al buio dalle conseguenze imprevedibili sul fronte dei conti economici. Al vertice di Bruxelles la parola «stabilità» è stata più volte richiamata dai capi di Stato e Berlusconi, secondo quanto viene riferito, ha rassicurato sulla solidità della maggioranza che esce rafforzata dal voto sulla fiducia. Poi il premier ha sottolineato l'azione svolta dal governo che ha consentito all'Italia di non essere travolta dalla crisi. E a chi fuori dal palazzo gli riferisce le valutazioni della Confindustria («deludente il lavoro del governo che non riesce a far ripartire bene la ripresa») risponde con un «sì, ho sentito...» e basta. Di politica italiana Berlusconi parlerà con i 500 giovani popolari provenienti da tutta Italia per l'assemblea annuale dei giovani del Ppe. Superato lo scoglio della fiducia infatti per Berlusconi il prossimo mese sarà determinante per allargare la maggioranza. L'obiettivo ora è cercare di convincere singoli parlamentari in modo da creare quell'area di moderati, un cosiddetto gruppo di responsabilità, pronti a puntellare la maggioranza. Prima di partire per Bruxelles il premier ha dato indicazioni ai vertici del Pdl di avviare un'offensiva capillare per fare campagna acquisti tra i moderati. Un'operazione che, a cascata, i singoli parlamentari dovranno svolgere a livello territoriale. E l'offensiva così massiccia, spiegano sempre esponenti pidiellini, dovrebbe durare almeno fino a dopo le vacanze, verso il 10 gennaio. Dopodichè, si deciderà anche sulla «reale distribuzione» dei deputati di maggioranza nelle commissioni parlamentari. Ma torniamo a Bruxelles. Berlusconi ha insistito sull'introduzione degli Eurobond ma questo strumento al momento resta un tabù. A dettare la linea, su questa come sulle altre questioni, è stato il Cancelliere tedesco Angela Merkel. La Germania - ha ribadito la Merkel - è contraria agli eurobond perchè «eliminerebbero le debolezze in Europa, ma eliminerebbero anche la pressione sugli Stati indebitati per risanare i propri bilanci». Il lancio dei titoli europei imporrebbe infatti la condivisione dei rischi nella gestione del debito europeo. Questa posizione è stata condivisa da Parigi che già nei giorni scorsi aveva concordato la linea con Berlino. A questo asse si unisce anche il Ppe: «sugli Eurobond nessuno è contro, ma la discussione ora è inopportuna, potrebbe bloccare l'approvazione del meccanismo salva-Stati», ha riferito il segretario generale del Ppe Antonio Lopez Isturiz. Anche dal direttore generale del Fmi, Dominique Strass-Khan, è arrivato un ammonimento: la Ue non dovrebbe valutare l'ipotesi degli eurobond proprio ora che fronteggia la crisi, e farebbe meglio - ha dichiarato Strauss-Khan - a rinviare una simile discussione fino a che l'attuale instabilità non sarà contenuta. A rilanciare l'ipotesi di emettere Eurobond per condividere i rischi legati ai debiti sovrani e difendere i Paesi dell'euro più in difficoltà di fronte agli attacchi della speculazione è stato invece il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. «L'opzione merita di essere presa in considerazione» ha detto. Juncker, pure lui della famiglia Ppe, può contare sul sostegno del Parlamento europeo. Raggiunto invece l'accordo per un fondo anticrisi a favore degli stati dell'Unione monetaria. È questo il risultto del vertice dei capi di Stato e di governo Ue riuniti a Bruxelles. Il trattato di Lisbona viene così modificato per poter creare un meccanismo di intervento permanente. Nella revisione del documento è stata accolta la richiesta di Berlino di precisare che l'utilizzo del fondo anti-crisi sia considerato come «l'ultima ratio» da parte del paese in difficoltà. Ogni decisione sugli aiuti dovrà inoltre essere sempre assunta con decisione unanime e sottoposta a «strette condizioni». Le modifiche al trattato sono necessarie perchè il testo attuale non autorizza che un Paese della zona dell'euro sull'orlo della bancarotta possa essere salvato dai partner.

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