Amnesie democratiche
«Ora seguiremo un'opposizione fermissima e dura». Sono passate poco più di 24 ore da quando Pier Luigi Bersani ha pronunciato queste parole. Il governo aveva appena incassato una fiducia risicata e il leader del Pd, ringalluzzito, annunciava fuoco e fiamme. Meno di un giorno e l'opposizione fermissima e dura è già finita. Il governo ha infatti passato indenne il day after, la prima giornata di votazioni a Montecitorio. In discussione il decreto rifiuti. Non proprio una passeggiata visto quello che è successo negli ultimi mesi in Campania. E infatti la maggioranza, per evitare sorprese, aveva inizialmente pensato di spostare le votazioni alla prossima settimane. Ma la conferenza dei capigruppo ha confermato il programma dei lavori previsto da qui a Natale: prima i rifiuti e poi le mozioni di sfiducia per i ministri Roberto Calderoli e Sandro Bondi. A questo punto è cominciata una mediazione con il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che ha aperto ad alcune modifiche dell'Udc. Contestualmente sono stati accantonati gli emendamenti di Fli che potevano rappresentare degli ostacoli. E così, anche grazie alla presenza in Aula di una dozzina tra ministri e sottosegretari, la maggioranza ha tenuto. Ma qualche "merito" va anche all'opposizione. Due esempi su tutti. La prima votazione si svolge alle 18.19. I deputati presenti sono 552 (sarà la punta massima dell'intero pomeriggio). In discussione c'è un emendamento del Partito Democratico (primo firmatario l'onorevole Salvatore Margiotta). In 51 si astengono (tra questi l'intero gruppo di Fli) e la modifica viene respinta con 288 no e 213 sì. Il governo, probabilmente, ce l'avrebba fatta lo stesso. Ma scorrendo l'elenco degli assenti, spunta qualche sorpresa. Soprattutto dalle parti del Pd. Seduti regolarmente al loro posto ci sono Massimo D'Alema, Piero Fassino, Walter Veltroni e Enrico Letta. Non Pierluigi Bersani né Rosy Bindi, il segretario e il presidente del partito. In missione, invece, il capogruppo Dario Franceschini. Ma come? E l'opposizione ferma e dura? Alla prima votazione utile non c'è. La scena si ripete uguale qualche minuto più tardi. Sono le 18.27. Il numero dei presenti scende (539). Si vota l'emendamento presentato dall'Idv sulla discarica di «Cava Sari» a Terzigno. Quella che ha scatenato la rabbia degli abitanti. La proposta del partito di Antonio Di Pietro è chiara: «Dalla entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto è vietato qualsiasi conferimento di rifiuti presso la discarica». Si chiude, punto e basta. Stavolta i sì sono appena 20. Cioè il gruppo dell'Italia dei valori senza Antonio Di Pietro (che però aveva partecipato alla precedente votazione) e Anita Di Giuseppe. Il Pd sceglie di astenersi in massa perché, spiega il deputato Fulvio Bonaviticola, «pur condividendo l'intento lodevole di tutelare la zona della cinta vesuviana, d'altro canto però coglie i possibili effetti negativi che deriverebbero dalla sua approvazione». Bersani e Bindi sono ancora assenti. Franceschini è, ovviamente, ancora in missione. Certo, la percentuale di presenza del Pd è superiore al 90%, che comunque rappresenta un ottimo risultato. Ma il dato rimane: alle prime votazioni dopo la fiducia risicata conquistata dal governo, l'opposizione dura e ferma dei Democratici è scesa in campo senza i suoi leader.