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Sono i soliti compagni che sbagliano

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Il giovane con la pala scambiato per infiltrato

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Cosa c'è oltre la feccia che ha devastato Roma l'altro ieri? La malafede e il pregiudizio. Mentre le forze dell'ordine difendevano la Capitale dall'assalto di delinquenti matricolati, mentre venivano spaccate vetrine, incendiate auto, feriti uomini in divisa, provocati danni per 20 milioni di euro, la sinistra intelligente, illuminata, quella sempre avanti, rivoluzionaria e democratica, quella che la sa lunga e mangia con le posate, quella sinistra scopriva il Complotto dei Complotti, la trama nascosta del Cavaliere, il filo della strategia della tensione di stampo governativo: l'infiltrato, parola magica per identificare lo sbirro travestito inviato dal Viminale a fomentare, incendiare, sobillare. Il generatore del caos che provoca paura e consenso, la materia prima del «governo delle destre», l'uomo nero nel corteo dei bravi ragazzi, il famigerato uomo con la pala in mano. Ebbene, dopo dichiarazioni roboanti, invocazioni di commissioni d'inchiesta, articoloni dei Giornaloni del Progresso, ecco la verità-beffa sul sabotatore de noantri: è un estremista di sinistra, un ricercato, un minorenne che ha già un bel curriculum e promette di arricchirlo con altre epiche imprese in futuro.   «Chi li ha mandati? Chi li paga?» tuonava in Parlamento la senatrice Anna Finocchiaro. Madame, nessuno li ha mandati né pagati, et c'est la vie. Perché semplicemente e irrimediabilmente gli infiltrati non esistono. Così il Pd, la sinistra tutta, ha preso una cantonata colossale. Si sono presi a palate in faccia. Restano compagni che sbagliano.  

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