Silvio esulta e corteggia Pier
Per gongolare, gongola. Non c'è dubbio che gongola. Gongola nel vedere quelle bandiere tricolori che il deputato alemanniano Francesco Biava ha pensato di portare in Aula. Che Barbara Saltamartini e Monica Faenzi sono andate a prendere nella sede del gruppo e di nascosto hanno portato nell'emiciclo infilandole in alcuni borsoni. E che Mariarosaria Rossi e Annagrazia Calabria hanno usato come foulard mettendole attorno al collo del Cavaliere. Gongola Berlusconi al termine di una giornata di alti e bassi. Come quando si ferma un attimo alla bouvette e si lascia andare a qualche confessione: «Me ne aspettavo di più. Dieci di più. In tanti in privato ci hanno detto che non volevano votare la sfiducia. È presto, se ne riparlerà nei prossimi giorni». Ammette di essere stanco. E non tanto per le trattative di questi giorni ma «per gli insulti che devo sentire in quest'Aula senza che nessuno intervenga». Non degna di uno sguardo Fini, di cui più tardi parlerà al passato. Nell'emiciclo abbraccia Casini, al quale si rivolge con l'affetto che si riserva a un vecchio amico ritrovato: «Pier, sei un testa di ca...». E l'altro: «Anche tu». E Silvio: «Sì, ma la differenza è che io ti voglio bene». E il leader dell'Udc: «Vabbè, ci sentiamo più tardi». Fini osserva tutto dall'alto del suo scranno e si sente sprofondare. E più tardi il premier sale sul Colle, una mezzoretta di incontro per fare il punto della situazione. Poi va al tempio di Adriano per la presentazione del libro di Bruno Vespa e dichiara chiusa qualunque trattativa con Fini: «Anche per il comportamento di alcuni suoi uomini di grande negatività come dimostra il discorso di oggi (ieri, ndr) di Italo Bocchino». Ma non solo: «Ho subito critiche velenose da Briguglio, Granata e Bocchino quotidianamente per quasi un anno. Ho sopportato fino a luglio una teoria di critiche velenose già da marzo». E precisa: «Ma dal Pdl non è stato espulso nessuno». Parole che gli servono per introdurre l'argomento Gianfranco: «Nonostante fosse presidente della Camera interveniva nella gestione del partito facendo richieste che non sono rimaste mai inascoltate». Quindi la sentenza: «Alla fine è venuto fuori che per Fini ero un ostacolo per raggiungere i suoi obiettivi». Fine dei discorsi. Chiuso il capitolo. Per lui il senatore Paravia, ex An, si lascia scappare: «Ora bisogna porre l'accento su Fini: Finì». Torniamo al Cavaliere e alla presentazione del libro di Vespa. Berlusconi rimarca spiegando che quella appena conseguita «certamente è una vittoria politica». Ciò assodato, il premier guarda già a domani mattina. Ad allargare la maggioranza. Si rivolge anzitutto agli esponenti di Futuro e Libertà che sono stati eletti nelle liste del Pdl: «C'è stata una pressione psicologica e non solo su alcuni esponenti del Fli, per questo motivo alla Camera la maggioranza non è stata così consistente come in Senato». Se ne riparlerà nei prossimi giorni, la sensazione è che ci possa essere uno smottamento. Ma Berlusconi si concentra soprattutto sull'Udc. Che corteggia con il massimo della disponibilità. Premette che «Napolitano ha detto in maniera chiara che una campagna elettorale non sarebbe positiva per il nostro Paese». Quindi lancia il primo mazzo di rose rosse: non esclude a priori un'ipotesi di crisi pilotata. Poco prima si era anche dichiarato disponibile alle dimissioni-lampo. Secondo mazzo di rose è sul piano programmatico: «Il quoziente familiare è una nostra preoccupazione, è nel nostro programma ed è subordinato solo alla possibilità di trovare fondi». Priorità del governo è dunque il sistema fiscale basato non sul singolo ma sul nucleo. E la Lega? È d'accordo? Il quoziente familiare è un tema sul quale Bossi e Casini potranno mettersi d'accordo, «è una nostra preoccupazione, è nel nostro programma. È subordinato soltanto alla possibilità di trovare i fondi». Il Cavaliere sottolinea che appena ci saranno i fondi «andremo in due direzioni: innanzitutto, ci dovranno essere sgravi fiscali per le famiglie numerose, non è giusto che un capofamiglia di una famiglia numerosa paghi le stesse tasse di un single; poi, procederemo ad una riduzione dell'Irap». Berlusconi insiste: «Su questo non credo vi siano difficoltà a trovare un accordo tra Udc e Lega». Ma il Cavaliere vuole andare oltre. Immagina l'ingresso anche «di altri gruppi in Parlamento come i democristiani di sinistra che si trovano nel Pd». Si rivolge all'Udc, dunque e l'ex teodem oggi casiniana Paola Binetti ha già fatto sapere di essere pronta a partire per «nuove terre». L'udc Renzo Lusetti è in Transatlantico, passa un altro deputato: «Ma ora che Pier va agli Esteri tu che fai? Vai al partito?». Ma contatti sono intensi anche con il gruppo di Beppe Fioroni. Per il momento ci si muove sui singoli che poi dovrebbero diventare sempre più numerosi e trascinare interi gruppi in modo da rafforzare e condizionare sempre più il centro del centrodestra. Il cardinale Bertone osserva e benedice.