Premier forte per la sfida Ue
Esiste un nesso tra la fiducia ottenuta dal governo, le devastazioni nel centro di Roma, e la missione che Silvio Berlusconi effettuerà domani a Bruxelles dove si decide delle nuove regole economiche europee? Esiste per una serie di elementi oggettivi e soggettivi. Cominciamo dai secondi. A Roma si manifestava contro la riforma Gelmini (se l'esecutivo fosse caduto la legge lo avrebbe seguito), per l'Aquila e per Terzigno. Ma quando hanno preso il sopravvento i black block l'unico catalizzatore è divenuta la rabbia contro il governo. Rabbia spontanea, oppure altro segnale di una violenza più estesa, e organizzata dopo l'ennesimo assalto a Raffaele Bonanni di lunedì e vari altri episodi delle settimane scorse? Qualunque sia la risposta è essenziale che ci siano un governo stabile credibile, in grado di reagire e soprattutto di prevenire con efficienza e saggezza; ed un'opposizione altrettanto stabile e credibile che finalmente si organizzi, soprattutto fuori da Montecitorio, su basi di maggiore normalità. Un'opposizione che non sia il bizzarro comitato di liberazione antiberlusconiano all'opera fino a ieri: un indistinto coacervo tra vecchi e nuovi comunisti, vecchi e nuovi fascisti, con i dirigenti di partiti istituzionali disposti a tutto, dalle arrampicate sui tetti all'evocazione di spettri di regime, pur di raggranellare un po' di popolarità. Ma se come in un film trasformiamo la ripresa da soggettiva ad oggettiva e la allarghiamo all'intera Europa, vediamo disordini e proteste ovunque, da Parigi a Londra, da Madrid ad Atene. Nei paesi commissariati dall'Unione europea e dal Fondo monetario, ed in quelli che, come finora l'Italia, si trovano in area di sicurezza ma non certo esente da problemi. Gran Bretagna, Francia e Spagna sono state sconvolte, e lo saranno verosimilmente in futuro, da manifestazioni contro i tagli alla scuola, allo stato sociale, ad aumenti di tasse e rette universitarie, al licenziamento di dipendenti pubblici. La Francia di Sarkozy si è bloccata per una riforma delle pensioni assai più blanda di quella del governo Berlusconi, ma anche di Dini e Prodi. E tuttavia l'Eliseo ha tenuto duro. Poche sere fa in Regent's Street a Londra gli studenti hanno preso d'assalto la Rolls di Carlo e Camilla al grido di «tagliamo la testa ai reali». Poi Charlie Gilmour, figlio del chitarrista dei Pink Floyd, si è arrampicato con una bandiera rossa sul monumento ai caduti a Whitehall. Il gesto ha suscitato più indignazione dell'attacco ai principi reali, Gilmour è stato arrestato e ha chiesto scusa. Oltre a mezzo milione di tagli tra i dipendenti pubblici, il governo Cameron propone di triplicare da 3 mila a 9 mila sterline (cioè da 3.500 ad oltre 10 mila euro) le rette nelle università pubbliche: pensiamo se qualcosa del genere venisse concepita da Berlusconi o Giulio Tremonti. Eppure né in Francia né in Inghilterra le opposizioni socialiste e laburiste hanno finora cavalcato queste proteste. A Parigi ha suscitato scalpore l'iniziativa di Eric Cantona, ex stella del Manchester United, che ha invitato a ritirare tutti i depositi dalle banche: ma neppure l'ultra-alternativa Attac ha preso sul serio questa specie di Beppe Grillo transalpino. E tuttavia c'è un fuoco che cova sotto la cenere, e neppure la opulenta Germania ne appare immune. Angela Merkel è stata finora pesantemente contestata dal movimento antinuclearista per la decisione di rilanciare le centrali atomiche; ma la costante preoccupazione della Cancelleria è che il patto sociale e sindacale raggiunto nel 2009 tra governo, imprese e lavoratori salti se i contribuenti e gli operai tedeschi si convinceranno di dover pagare il conto della Grecia, dell'Irlanda, della Spagna. Un rapporto dell'Europol dell'agosto scorso segnala il rischio che i disordini per la crisi economica offrano terreno fertile alla rinascita di movimenti terroristici, comprese le Br italiane, e all'infiltrazione del fondamentalismo islamico. Nel dossier sono indicate come più esposte Francia, Spagna e Grecia, e si suggerisce di estendere il programma Swift, nato per permettere agli Usa di conoscere e incrociare i dati bancari di cittadini e aziende americane in Europa. Da domani a Bruxelles si discuterà delle nuove regole su deficit e debiti, e Berlusconi e Tremonti dovranno vedersela con l'asse Berlino-Parigi, intenzionato per ora a non fare sconti non solo ai «pigs», ma neppure ai paesi cosiddetti periferici, tra i quali l'Italia. Dopo il salvataggio della Grecia - e con modalità diverse dell'Irlanda per gli interessi bancari di Germania e Gran Bretagna – gli europei sembrano muoversi guardando ciascuno in casa propria, senza strumenti comuni. A tutto ciò si aggiungono l'incertezza dei mercati: oggi Standard & Poor's ha abbassato a negativo l'oulook sul Belgio «a causa della prolungata incertezza politica». Eppure da ciò che verrà stabilito discenderanno decisioni destinate ad incidere sulla vita quotidiana di tutti noi. Mentre a Montecitorio i futuristi andavano sotto, il debito pubblico italiano raggiungeva il nuovo record di 1.867 miliardi. E' stato dunque essenziale - per tutti, non solo per il Cavaliere – avere inviato al summit europeo un premier in sella. Ora però, per lui e per noi, il problema sarà di difendere con le unghie ed i denti la forza e la compattezza della sua maggioranza; e se possibile di estenderla.