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Fini sbaglia tutto E perde tre deputati

Gianfranco Fini

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Lo schiaffo preso alla Camera brucia assai. E brucia anche quel coro «Dimissioni» arrivato dai banchi del Pdl e della Lega mentre usciva velocemente dall'aula di Montecitorio dopo la sconfitta sulla sfiducia. Per Gianfranco Fini quella di ieri è stata una giornata pessima. Perché ha dimostrato di non saper fare i conti e di non riuscire a tenere compatto il suo gruppo. Nonostante le rassicurazioni arrivate la notte prima da quasi tutti i componenti. Invece, seduto sulla poltrona di presidente della Camera, ha dovuto assistere prima al voto contrario alla sfiducia di tre dei suoi - Catia Polidori, Maria Grazia Siliquini e Giampiero Catone – poi all'assenza di Silvano Moffa che non ha votato e infine è stato costretto ad ascoltare quell'invito a lasciare l'incarico. Un coro che deve averlo infastidito non poco visto che nel pomeriggio ha iniziato a girare la voce che avesse deciso veramente di andarsene. Una voce talmente insistente che alla fine il suo portavoce è stato costretto a fare una smentita ufficiale: il presidente non si dimette. Ma quella richiesta ha continuato ad aleggiare tutto il pomeriggio nelle dichiarazioni degli esponenti del Pdl e della Lega. Anche se l'attacco più duro è arrivato proprio da Silvano Moffa, il deputato che con il leader di Fli ha cercato di costruire una strada di mediazione fino all'ultimo minuto: «Il ruolo di Fini non è più compatibile con la Presidenza della Camera – ha spiegato – perché è collegato con la responsabilità e la conduzione dell'aula e si pone anche un problema politico». Poi l'annuncio che da oggi lascerà Futuro e Libertà: «Esco da Fli che se è rappresentato dal discorso di oggi di Bocchino è molto lontano dalla linea che in qualche misura e con grande fatica eravamo riusciti a costruire. Lo formalizzerò domani al Presidente della Camera e vado nel Gruppo Misto. Stamani ho capito in maniera molto chiara che la volontà non era quella di essere responsabili, come era stato stabilito, ma si era precostituita la volontà annunciata dal Presidente Fini di andare all'opposizione e di snaturare il ruolo di Fli, attraverso un percorso per la costituzione di un terzo polo che non mi ha mai entusiasmato. Quell'intervento di oggi di Bocchino è stato un ripensamento in qualche modo sollecitato soltanto dal fatto che si voleva a tutti i costi "mettersi al sicuro" su quella che io considero un evento sbagliato, cioè un braccio di ferro, una conta numerica che non risolve ancora le questioni politiche del paese». La giornata parlamentare di Gianfranco Fini ha iniziato a volgere al peggio fin dai primi momenti della seduta alla Camera. Maria Grazia Siliquini, infatti, gli ha fatto recapitare un biglietto con il quale spiegava la sua scelta: «Gli ho scritto che non potevo votare la sfiducia – ha spiegato – mantenendo immutata la stima e l'affetto per lui. "Proprio non posso", gli ho scritto a mano prima del mio intervento in Aula. E così e stato». «Sono serenissima per la scelta fatta – ha proseguito – Ho lavorato fino all'ultimo per trovare una mediazione e mi dispiace che non si sia potuto trovare un accordo tra Pdl e Fli per ampliare il governo. Ma Futuro e Libertà ha continuato a chiedere le dimissioni di Berlusconi, che io non ritengo fondate. Come si fa a dire a una persona che è stata eletta dal popolo "va e dimettiti, poi faccio il governo con te?"». E a chi le ha chiesto quale sarà il suo futuro l'ex finiana replica: «Domattina lascio Fli e passo al gruppo misto. poi continuerò le mie riflessioni...». Ma se la scelta della Siliquini poteva essere nell'aria, così come in parte anche quella di Catia Polidori, Fini non si aspettava certo il passo di Silvano Moffa. Tanto che, nella riunione di Futuro e Libertà di ieri pomeriggio, il presidente della Camera ha espresso tutta la sua insofferenza: «Poteva almeno dirmelo ieri sera». Poi ha cercato di sdrammatizzare, ammettendo con i suoi di aver perso – «è stata una sconfitta chiara» – ma spiegando che da adesso in poi il partito avrà mani libere su tutto, non facendo più, di fatto, parte della maggioranza. E andando all'opposizione. Ma l'aver sbagliato così clamorosamente i calcoli – lunedì notte i futuristi erano ancora convinti di mandare «sotto» il governo e di restare compatti – mette Gianfranco Fini in una posizione di debolezza. Perché in molti adesso gli chiederanno per quale motivo ha condotto questa lunga battaglia contro Berlusconi. E gli chiederanno se, in caso di elezioni, sarà costretto ad allearsi con Pier Ferdinando Casini e con Francesco Rutelli per costruire il Terzo Polo. Ammesso che l'Udc abbia in mente veramente di aiutarlo.

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