Fini si attacca al nemico Tremonti
Fli perde i pezzi, Moffa se ne va
«Non ho la sfera di cristallo, ma credo che Berlusconi non avrà la fiducia». Gianfranco Fini è ospite del programma «In mezz'ora» di Lucia Annunziata e, oltre a non avere la sfera di cristallo, il leader di Fli dimostra di non avere neanche una calcolatrice o un semplice pallottoliere (o magari di averli tirati da qualche parte, dopo aver appreso il risultato dei conti). Il presidente della Camera non si arrende all'idea che Berlusconi sia ancora vivo e vegeto. Fini conferma che Futuro e Libertà voterà compatto la sfiducia. Le «colombe» dei due schieramenti hanno agito in buona fede, la loro iniziativa è più che legittima, ma ormai è tardi. «Se fosse arrivata una settimana prima e ci fosse stato il tempo di valutare concretamente l'agenda economica e politica dell'esecutivo se ne poteva parlare. Ormai non si può più fare», chiarisce. Di elezioni, comunque, non se ne parla. Il presidente della Camera ha un unico obiettivo, un sogno: vuole la testa del Cav. La sua, ormai, è una battaglia personale. Certo, non parlategli di ribaltone: le dimissioni del premier, secondo il leader di Fli, porterebbero «ad un altro governo di centrodestra, altro che ribaltone!». Escluso anche un governo tecnico: «Faccio questo mestiere da tanti anni. Non esistono i governi tecnici, esistono governi politici», spiega. Fini, in un ultimo disperato tentativo di salvare la baracca, strizza l'occhio al ministro dell'Economia, un tempo suo acerrimo nemico. Era il 2004 quando l'allora leader di An costrinse Berlusconi a far dimettere Tremonti, («Giulio trucca i conti», diceva). Adesso la musica è cambiata. «Dopo il 14 dicembre - spiega il leader di Fli - serve un nuovo governo di centrodestra e un esecutivo guidato da Giulio Tremonti lo sarebbe certamente. Tremonti è il ministro cardine dell'attuale esecutivo, ma io non ne faccio una questione relativa al nome ne faccio una questione relativa al programma». Il presidente della Camera sa di doversi giocare tutte le carte che ha a disposizione e tenta anche un'altra strada. Lancia un amo al leader Udc, che suona per metà come una sviolinata e per metà come un avvertimento: «Conosco Pier Ferdinando Casini da tanti anni, ho stima della sua intelligenza politica, abbiamo avuto momenti di massima concordia e di divergenza - ammette - Lui ha fatto un enorme sforzo e ha vinto un'enorme scommessa quando è tornato in parlamento contro il Pd e contro il blocco Pdl-Lega, quindi contro di me allora. Ma Casini può svendere mai la sue recente storia politica e tornare sotto l'ombrello politico dal quale è uscito due anni prima di altri, soltanto perché il 14 Berlusconi è rimasto appeso a un voto?», domanda. Poi aggiunge: «È fantasioso e autoconsolatorio - ed è forse ciò che lui teme di più, ndr - il discorso di chi nella maggioranza dice "prendiamo un voto in più, e poi andiamo avanti" allargando all'Udc». Alla fine, dopo tante flebili speranze spacciate per scenari concretizzabili, arriva anche una notizia: «Sia che Berlusconi venga sfiduciato, sia che sopravviva, da domani Fli non sarà più un movimento di maggioranza, seppur critico con il governo, ma sarà a tutti gli effetti un movimento di opposizione, anche se di centrodestra», annuncia Fini. Sarà. La novità in realtà sembra essere solo sul piano formale. Del resto dire che «Berlusconi non vuole governare, vuole solo restare a Palazzo Chigi» e aggiungere che ci vuole restare «finché c'è il legittimo impedimento» che per lui «è vitale» per evitare i processi, sembra essere più da leader dell'opposizione (e di centrosinistra) che da presidente della Camera. Il giorno prima del discorso del presidente del Consiglio a Montecitorio, peraltro. L'ultima speranza ce la concede Lucia Annunziata. «E se per caso - chiede la conduttrice - Berlusconi dovesse ottenere la fiducia non con uno o due voti di scarto ma con una decina? Sarà Fini a dimettersi? Facciamo questa scommessa?». «Accetto la scommessa - risponde il leader di Fli - e prometto che in quel caso comincio anche a credere a Babbo Natale...».