Gianfranco dice "no" Silvio Ringrazia
Fini dice no. Le colombe futuriste gli chiedono di aprire un tavolo di confronto con il premier ma lui non ne vuole sapere. «Un'iniziativa tardiva» è stato il suo gelido commento. Non gliene importa nulla che i «pontieri» di Fli, sostenuti da quelli berlusconiani, abbiano sottoscritto una lettera proponendo a lui e a Silvio Berlusconi una sorta di «road map» per scongiurare il voto di sfiducia sperando di rilanciare l'azione del governo. L'unico suo obiettivo è annientare il Cavaliere. E così poco importa se i numeri alla Camera sono tutti dalla parte di Berlusconi. Poco importa se la scelta di continuare nella strada del muro contro muro sta relegando Fini sempre più all'angolo, l'importante è non dare segni di cedimento. Rimanere irremovibile. Avvicinarsi sempre più al baratro senza rendersi conto che questa strategia lo porterà all'insuccesso. Una vera e propria débâcle nella quale il presidente della Camera vuole trascinare anche i suoi fedelissimi continuando a ripetere sempre lo stesso ritornello: «Certamente i gruppi di Fli di Camera e Senato voteranno compattamente la sfiducia al governo». Berlusconi invece gli fa le scarpe. Approfitta della situazione e segna il passo. A lui il documento politico pensato dal finiano Silvano Moffa e dal berlusconiano Andrea Augello e sottoscritto da altri cinque futuristi (Digilio, Catone, Patarino, Polidori e Siliquini) e nove pidiellini (Allegrini, Amato, Cursi, Ferrara, Saro, Tofani, De Angelis, Murgia e Saltamartini) è piaciuto. «Un fatto positivo» è stata la sua prima reazione. Poi analizzando nello specifico la richiesta dei firmatari di aprire un dibattito su «tre tavoli di maggioranza» per discutere dei «temi della riforma costituzionale ed elettorale, sulle materie economiche e fiscali e su una nuova possibile articolazione del centrodestra», il premier risponde: «Nella futura azione di governo terremo certo in considerazione le questioni poste dal documento Confindustria-Parti Sociali facendo in modo di coniugare il rigore con la crescita auspicabile. Dopo il voto di fiducia del 14 dicembre contiamo di portare avanti le principali riforme istituzionali (poteri del premier, riduzione dei numeri dei parlamentari, superamento del bicameralismo) e di affrontare il nodo costituito dalla modifica della legge elettorale, fermo restando il bicameralismo e quindi il premio di maggioranza». Un'apertura che riaccende le speranze delle colombe Moffa e Augello tanto da annunciare di volersi immediatamente rimboccare le maniche annunciando che già «nelle prossime ore saremo al lavoro per approfondire la discussione negli organi di partito e nei gruppi parlamentari del Fli e del Pdl». Un impegno che troverà sicuramente terreno fertile in casa Pdl ma che invece sembra essere destinato al fallimento tra i futuristi. È infatti lo stesso capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà a stroncare il documento redatto da Moffa e Augello: «La sfiducia ormai è inevitabile». E continua: «La lettera è lodevole ma mi sembra inevitabile il voto di sfiducia al governo dopo i toni duri e offensivi usati dal presidente del Consiglio nelle ultime dichiarazioni». Eppure, nonostante Bocchino si dica sicuro del voto contrario alla fiducia dei suoi, c'è già chi scommette che qualcuno si sfilerà. Ufficialmente nessuno dei firmatari della lettera vuole che la sottoscrizione del documento venga letta come un ipotetico voto favorevole alla fiducia, ma sembra che le continue prevaricazioni dei falchi futuristi potrebbero pesare nel momento in cui i parlamentari saranno chiamati a scegliere da che parte stare. Di certo a 48 ore dal voto sulla mozione di sfiducia al governo, l'iniziativa di Augello e Moffa ha alimentato il dibattito all'interno del centrodestra. Positivi sono stati i commenti arrivati dal Popolo della Libertà. «Bisogna fare ogni sforzo per evitare una lacerazione profonda», osserva il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto perché «sarebbe un funesto errore dividere in modo irreversibile il centrodestra». L'iniziativa Augello-Moffa «non va lasciata cadere», rilancia il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli. «Positiva e apprezzabile» la definisce il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri che spiega: «Già alla direzione del Pdl di novembre Berlusconi offrì un patto di legislatura basato su una nuova articolazione della maggioranza. Questa ipotesi resta valida». E infine, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, invita Berlusconi e Fini a non lasciar cadere l'iniziativa delle «colombe» che può rappresentare una «base ragionevole per un serio patto di legislatura». Chi invece non perde occasione per attaccare il premier è Filippo Rossi, direttore di Ffwebmagazine: «Nessuna trattativa con Silvio Berlusconi. È un dovere civico. E patriottico. Perché l'Italia ha bisogno di altro. Ha bisogno di fare finalmente un passo avanti».