Fli perde i pezzi, Moffa se ne va
Ci ha provato. In tutti i modi. Ma con questo Gianfranco Fini non ci può essere discussione. Non c'è spazio per ragionare. Così ieri Silvano Moffa, l'«irriducibile» della trattativa tra il leader di Fli e Berlusconi, il promotore, insieme al sottosegretario Andrea Augello, della lettera delle colombe del centrodestra, ha gettato la spugna. Con un misto di rabbia, amarezza e delusione. Rabbia per le parole di Fini sull'inutilità di quel tentativo, rabbia per il modo con cui la proposta è stata liquidata, come se si trattasse dell'operazione maldestra di un ragazzino alle prime armi, amarezza perché così è stata messa in discussione la sua stessa appartenenza a Futuro e Libertà. E infatti già stasera Silvano Moffa non parteciperà alla riunione del gruppo dei finiani. Un gesto che è l'anticamera dell'uscita definitiva da Fli. Quei pochi deputati che hanno parlato con lui hanno capito che la sua avventura con i futuristi è finita. Ci sarà probabilmente un passaggio al gruppo Misto e poi un ritorno al Pdl. E con lui potrebbero lasciare anche altri moderati, ormai tagliati fuori dalla linea di scontro totale del presidente della Camera. In queste ore il nome che circola è quello di Catia Polidori. Il suo sfogo, dopo aver ascoltato le parole di Gianfranco Fini, Silvano Moffa lo ha affidato a un comunicato rilanciato dalle agenzie. Parole pesanti, dense di delusione. «Prendo atto, con profonda amarezza, che il Presidente Fini ha praticamente bollato come "tardiva" e inutile l'iniziativa che con altri parlamentari di Fli e del Pdl avevo assunto inviando una lettera-documento al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e allo stesso Presidente della Camera, Gianfranco Fini, al solo scopo di offrire una possibile via di uscita dalla crisi politica nell'interesse del Paese». «All'amarezza – prosegue Silvano Moffa – si aggiunge la constatazione della assoluta ineluttabilità della decisione annunciata da Fini ai microfoni della trasmissione "In mezz'ora" di votare la sfiducia al governo e di passare all'opposizione a prescindere dall'esito del voto di martedì». Poi l'affondo più duro, quello più amaro. «Decisione che, per quanto mi riguarda, rende praticamente superflua la riunione dei gruppi parlamentari di Fli fissata per domani sera, vanificando di fatto ogni serio confronto con quanti hanno aderito a Futuro e Libertà senza rinunciare alla propria libertà di pensiero e di coscienza». «Continuo a pensare – conclude il deputato – che gli italiani attendono da noi tutti segnali di responsabilità, soprattutto a fronte di una complessa e grave situazione economica e sociale. Grandi sono quei leader politici che, nei momenti difficili, riescono ad abbattere il muro della diffidenza per offrire orientamento e ricreare un clima di fiducia collettiva». E sul voto di domani, anche se Moffa non vuole anticipare nulla, la decisione sarà di astenersi o addirittura di votare la fiducia. Insieme a Giampiero Catone che aveva già annunciato al sua scelta nei giorni scorsi. La sua stessa delusione trapela anche dalle parole del sottosegretario Andrea Augello: «La superficialità, direi persino la rozzezza con cui Fini ha reciso l'ultimo sottile filo che poteva legare ad una comune prospettiva il centrodestra testimonia quel che temevo: per il Presidente della Camera oggi conta solo il valore simbolico dell'imposizione a Silvio Berlusconi di un atto di dimissioni. A questo punto non rimane che contarsi e capisco l'amarezza di quanti nel Fli si sono generosamente esposti in questo tentativo e si sono visti liquidati senza l'ombra di un dibattito».