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Bruno Vespa scrive e gli intolleranti sfasciano

Bruno Vespa

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Bruno Vespa non ha più pace da quando gruppi di banditi metropolitani e perfino preti continuano a perseguitarlo. Perché? Semplice: Vespa non è di sinistra ed ha scritto un libro su Berlusconi. Un peccato capitale. E così egli non può più dibattere pubblicamente di quel che gli pare e piace. Una porcata di dimensioni colossali. Che merita un bel po' di riflessioni. Intanto, un fatto e un luogo: viene assaltata la libreria Mondadori nella centralissima via XX settembre, a Genova. Un blitz allo scopo di fare «spesa proletaria», come facevano, nei devastanti anni '70 del secolo scorso, gli autonomi guidati – a debita distanza, naturalmente – da Toni Negri e dai suoi feldmarescialli rossi. Il secolo scorso, appunto, dunque dovrebbe trattarsi del passato. Invece, in Italia esiste un passato che non passa. Protagonisti i soliti imbecilli, stavolta senza storia, cultura e ideologia. Solo imbecilli nichilisti. Dunque, un privato cittadino non può più scrivere libri sul Cavaliere. Strano: fior di sociologi di sinistra hanno sentenziato che Mister B. sia già entrato nella storia. Allora, come la mettiamo? È un soggetto centrale per capire l'Italia tra le macerie fumanti del Muro di Berlino e il post-moderno politico. Perché, dunque, Vespa non dovrebbe occuparsi di questo tema, così caro agli intellettualoni della sinistra radical-chic? E perché i suoi libri non dovrebbero essere liberamente venduti alla Mondadori, alla stessa stregua di quelli di Toni Negri, che sforna, proprio come Vespa, un libro all'anno? A Negri sì, gli concediamo tutto, e a Vespa, no, gli neghiamo anche il minimo sindacale di rispetto e libertà? Sarebbe questa la «democrazia» di questi indecenti «post-moderni»? Il blitz è stato fatto durante il corteo di precari, metalmeccanici e studenti che manifestavano contro la riforma Gelmini e i tagli allo Stato sociale: che c'entra Vespa? Perché trenta deliranti manifestanti devono entrare in una libreria, vestiti da Babbo Natale, e fare strame del suo libro? Ovvio: perché Berlusconi, Citizen Berlusconi, ha vinto. E continua a vincere in termini di immagine, ridondanza simbolica e, come ha scritto un intelligente professore di sinistra, «racconto totale». Ecco perché: la reattività, come sapeva Deleuze, filosofo maestro di tanti rivoltosi del '77, è sempre un segno della decadenza e della morte. Potevi risparmiarti la lezione, caro Gilles, questi qua non hanno capito niente, e i loro «nipotini» sono ancora più grotteschi. La post-politica in azione: non so che pesci prendere, allora meno il «nemico di classe», asservito al Nemico pubblico numero 1, Silvio Berlusconi. La rabbia dei perdenti patentati. Ma a mettere la ciliegina su questa torta immangiabile è intervenuto un caporione clericale di questi sinistrati senza più sinistra, che si chiama don Gallo, prete a parer mio fin troppo conosciuto. Sentite un po' qua che delirio a cielo aperto: «Se l'avessi saputo sarei andato anche io, incurante dei benpensanti». Ora Don Gallo ha pubblicato ben due libri per Mondadori, casa editrice del Nemico con molti titoli di pura sinistra al vetriolo, dunque di che parliamo? Ma - ecco il rovesciamento della scena del moralista incallito - il prete no global ha annunciato di aver rotto il contratto con la perfida casa editrice di Mister B. Ora è un uomo libero. Libero di delirare con altri ricchi contratti tra le mani, magari per la Einaudi...anch'essa in mano a Berlusconi. Appunto.

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