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I moderati di Fli aprono Silvio: così si può trattare

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, all'Altare della Patria

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La tregua è a un passo. E insieme la possibilità che, subito dopo il voto di fiducia, Berlusconi riesca a formare una nuova maggioranza proprio con Futuro e Libertà. E forse anche con Pier Ferdinando Casini. Il segnale più importante ieri è arrivato dal finiano Silvano Moffa, il leader delle colombe finiane, che ha detto chiaro e tondo che le dimissioni del premier non sono più la «conditio sine qua non» per i futuristi per arrivare a costruire un nuovo esecutivo. «A noi basta che ci sia un nuovo patto di legislatura che rilanci l'azione del governo». Ma a questo si aggiunge, ovviamente, anche la necessità di formare un centrodestra diverso. «Magari anche allargato all'Udc – spiega ancora il deputato di Fli – l'importante è che ci si renda conto che in questo momento l'Italia ha bisogno di un governo che risolva i problemi, non di liti». Un'apertura che è la vittoria delle «colombe» finiane che da settimane stanno lavorando proprio per riavvicinare i due partiti. Un obiettivo che, a sprazzi, è apparso anche nell'intervista di Gianfranco Fini martedì a Ballarò, quando ha ammesso che il nome di chi guiderà il nuovo governo non è più un problema. E anche Italo Bocchino ieri ha fatto un mezzo passo indietro rispetto alle cariche a testa bassa contro il Cavaliere. Certo il «falco» non è ancora sulle posizioni dei moderati del suo partito ma si tratta comunque di un segnale importante: «Per noi servono le dimissioni di Silvio Berlusconi – ha spiegato – ma siamo anche disposti ad un reincarico 72 ore dopo a condizione che il premier accetti una nuova agenda economico-sociale ed una nuova legge elettorale». E proprio sulle legge elettorale c'è la maggiore apertura anche da parte del Cavaliere il quale sarebbe disposto a rivederla alzando un po' l'asticella oltre la quale scatta il premio di maggioranza. Il messaggio di Silvano Moffa ha fatto breccia nel Pdl e ieri sono subito arrivate le risposte. Tutte positive. Per il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri «quelle di Moffa sono parole costruttive e responsabili». In sintonia con lui il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli: «Sono parole condivisibili perché responsabili e realistiche. Auspico che abbiano forte seguito in Fli e che si concretizzino». Ma l'apertura maggiore è arrivata proprio da Berlusconi. Ieri il Presidente del Consiglio è rimasto a Palazzo Grazioli tutto il giorno per prepararsi al voto del 14. E a chi lo ha incontrato ha fatto capire che la proposta delle colombe finiane è interessante. L'ipotesi di un nuovo patto di legislatura, ha spiegato, è una proposta che avevo fatto anche io. Quindi non c'è alcuna chiusura. Resta invece assolutamente impraticabile la strada delle dimissioni e del reincarico. Anche perché il premier, dopo aver fatto nuovamente i conti dei deputati, è sicuro di avere la maggioranza, oltre che al Senato, anche alla Camera.  E se davvero si dovesse arrivare a un accordo in questo cinque giorni che mancano al voto in aula, Futuro e Libertà potrebbe anche decidere di «sfilarsi» dalla sfiducia. Lasciando il centrosinistra ancora una volta a mani vuote.

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