E ora il pm indaghi anche su questi
.Il meccanismo è sempre lo stesso: due pesi, due misure. Se un parlamentare eletto con il Pdl decide di lasciare la maggioranza e schierarsi con l'opposizione, vuol dire che il «poveretto» - finalmente - ha capito. Come folgorato sulla via di Damasco, si è reso conto che Silvio Berlusconi è il male assoluto, la causa di tutti gli eventi negativi che condizionano la vita del Paese e ha voltato pagina. Del resto, può succedere. Il «transfugo», come primo effetto, diventa l'idolo del Pd e in ogni caso, se non stimato, viene comunque compreso da tutti. Diverso è se un parlamentare di un qualsivoglia schieramento politico dell'opposizione decide di cambiare posizione, spostandosi - anche solo un po'- più a destra. In questo caso, neanche a dirlo, si tratta di «compravendita» e gli effetti che puntalmente ne derivano sono almeno tre: l'opposizione invita i giudici a far parte della partita, la procura apre immediatamente un'inchiesta e il presidente della Camera ci mette il carico da undici (Vedere il suo per nulla di parte «È iniziato il calciomercato»). A tutti i benpensanti a senso unico è bene ricordare, allora, che sono parecchi i parlamentari eletti nel Pdl che hanno cambiato casacca. Alcuni di loro - vedi la senatrice Adriana Poli Bortone e la deputata Gabriella Mondello - sono passati direttamente all'opposizione. La prima ha fondato il movimento «Io Sud» e a palazzo Madama è in gruppo con l'Udc. La seconda è nelle file centriste dal 2009 e - almeno in teoria - pur essendo stata eletta con Berlusconi, voterà - secondo i dettami del suo nuovo partito - la sfiducia al governo. Giorgio La Malfa, eletto con il Pdl nelle Marche, adesso milita tra i Repubblicani (salvo esser stato sospeso ieri dai probiviri del suo partito dopo aver annunciato il suo voto contro Berlusconi). Poi ci sono Daniela Melchiorre e Italo Tanoni, eletti anche loro con Berlusconi, che adesso fanno parte del movimento dei Liberal democratici, (di cui la Melchiorre è anche vicepresidente). Per un periodo aveva aderito anche Paolo Guzzanti (in origine Pdl), salvo poi ritornare al gruppo misto e annunciare nei giorni scorsi che - a meno di una ormai improbabile riforma della legge elettorale - voterà la sfiducia al Cav. I «futuristi» meritano un capitolo a parte. Si dirà che a seguire il presidente della Camera sono stati solo gli ex An, ma non è così. Tra le fila di Futuro e libertà ci sono anche berlusconiani doc o affini. Vedi, ad esempio, la senatrice Barbara Contini, o Benedetto Della Vedova e Chiara Moroni, che contro il governo sono addirittura saliti su un tetto. O, anche, gli ultimi arrivati in casa Fli Roberto Rosso e Daniele Toto. Nelle «trattative» futuriste - qualcuno giura di averlo visto a colloquio con Fini nei suoi uffici di Montecitorio - era finito anche Piergiorgio Massidda, ma poi è rimasto nel Pdl. Souad Sbai è andata a Fli e tornata nel Pdl dopo soli 58 giorni. I più sarcastici ipotizzano che sia stata lei a pagare, pur di tornare a casa. Lontano dai «falchi».