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Il pressing ora è sui finiani.

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Già,la coerenza. Un concetto che il premier è tornato a ripetere. E non a caso. Spera ancora di recuperare almeno quelli che sono eletti nel centrodestra o che comunque nel centrodestra ci sono stati. Non gli basta più avere la fiducia per un voto o due. Punta a una maggioranza risicata ma almeno più larga perché questo gli consentirebbe di essere più forte nella trattativa del dopo. Con l'Udc, anzitutto. E infatti anche con i centristi ci sono molti contatti. I berlusconiani stanno cercando Armando Dionisi, deputato dell'Udc che è stato assessore all'Urbanistica nel Lazio con la giusta Storace. Oppure Anna Teresa Formisano, deputata del frusinate e di cui si è parlato come assessore nella giunta Polverini. Ma il pressing al momento è soprattutto sui finiani. È a loro, intervenendo telefonicamente a una manifestazione a Bolzano, che manda un avvertimento chiaro: «Chi voterà la sfiducia al governo non sarà mai più nel centrodestra». Ma, avverte pure, «credo che al momento del voto molti di loro avranno un soprassalto di ragionevolezza e si asterranno. Sono fiducioso sui voti al Senato e alla Camera su una crisi che sarebbe irragionevole e irresponsabile. Sono convinto che ragionevolezza e responsabilità prevarranno». Il premier sceglie di trascorrere poi la serata all'Auditorium della Conciliazione dove è in corso uno spettacolo di beneficenza sponsorizzata tra gli altri da La Discussione, il giornale di Gianpiero Catone, deputato finiano in procinto di tornare nel Pdl e votare la fiducia. E lo stesso Catone rivela che tra sette e nove deputati di Futuro e Libertà avrebbero scritto una lettera a Fini chiedendo libertà di coscienza. In realtà l'esistenza non trova conferma nel campo finiano. Sarebbe un'iniziativa del mediatore Andrea Augello che contiene un appello rivolto sia a Berlusconi che a Fini affinché riprendeno a parlarsi. I firmatari (o possibili tali) sono sempre gli stessi, quelli dell'area moderata. Silvano Moffa (ne riferiamo a parte), Roberto Menia, Giuseppe Consolo, Andrea Ronchi e la sua compagna Giulia Cosenza che peraltro sta affontando una gravidanza difficoltosa e nelle ultime votazioni è sempre stata assente. Un altro indiziato è Gianfranco Paglia, medaglia d'oro al valore militare, che prova a sintetizzare la sua posizione: «Il partito è orientato per la sfiducia. Ma ascolteremo Berlusconi e poi ci sarà la riunione di gruppo. Quindi decideremo. Vediamo, io continuo a sperare che ci siano possibilità di trovare un'intesa e fare le cose che occorrono al Paese. Vedremo. Quello che è sicuro è che certamente sarò con Fini». Insomma, c'è ancora chi spera che si arrivi a un'intesa in extremis anche perché il ragionamento che serpeggia nelle file di Fli è che, se il Cavaliere passerà lo scoglio di martedì, poi cercherà un'intesa con Casini con il chiaro intento di mandare nell'angolo Fini. Berlusconi ha dato un segnale preciso a Gianni Letta: basta mediare con i finiani. Il week end sarà la fase in cui si alzano i ponti levatoi. Ora l'avvertimento: non tornerete più nel centrodestra. Poi la minaccia: pronti a buttarli fuori dalle giunte locali. Infine: niente accordi per le prossime amministrative (si vota a Napoli, Milano, Torino tanto per fare qualche esempio). Un pressing dall'alto e adesso anche dal basso per mettere sempre più in difficoltà Fini. Tanto il premier, inaugurando in mattinata la nuova stazione Tiburtina dell'Alta velocità, si mette il caschetto giallo e assicura: «Questo è un governo che lavora, che non si lascia prendere dalle temperie delle pazzie politiche che sono in corso. Un governo sicuro di avere dalla sua la stima della maggioranza degli italiani. E che vuole mettere a frutto questi due anni e mezzo che ancora restano alla fine della legislatura».

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