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Gianfranco porta Fli al suicidio: «Sfiducia e crisi al buio»

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PerGianfranco Fini ed i suoi la prova provata della «totale inaffidabilità» di Silvio Berlusconi arriva dalla «ultima furbata» del Cavaliere, che attraverso Gianni Letta ed Angelino Alfano, dicono, ha attratto Italo Bocchino a Palazzo Grazioli per un estremo tentativo di intesa, per poi rendere pubblica la riservatissima trattativa «con il chiaro scopo di dividere Fli ed Udc e far passare i finiani come affaristi in cerca di poltrone». Così ora si galoppa svelti verso la sfiducia e verso una crisi al buio. In due righe secche di comunicato, al termine di un vertice durato tre ore, Futuro e Libertà conferma che «se Berlusconi non prenderà atto della necessità di aprire, attraverso le sue dimissioni, una nuova fase politica, Fli voterà la sfiducia». È lo stesso Bocchino più tardi che - salvando con tatto «il sempre attivo Gianni Letta, che sempre lavora per trovare una soluzione per il Paese» - sul sito di Generazione Italia va all'attacco del premier. Fli, spiega in diretta, aveva fatto «un ultimo estremo tentativo» di mediazione, che doveva restare riservato ma invece «è stato spiattellato dopo poche ore da Berlusconi, dimostrando come sia veramente difficile instaurare qualsiasi trattativa con lui». Da parte del premier, punta il dito Bocchino «è prevalsa ancora una volta l'inaffidabilità e l'attaccamento alla poltrona», si è scelto «lo scontro muscolare a danno paese, pur di non rassegnare le dimissioni». «Ma la fiducia Berlusconi non la otterrà - garantisce Bocchino - e comunque sarebbe un'accozzaglia, un'armata brancaleone, utile solo per andare al Quirinale e chiedere elezioni anticipate delle quali l'Italia non ha bisogno». Perciò sarà sfiducia. Né Fini ha avuto particolari difficoltà - incontrando i suoi - a portare persino le più candide colombe alla medesima conclusione dei falchi più agguerriti. «Berlusconi - hanno ragionato - vuole ottenere la fiducia, magari con un voto in più, solo per salire al Quirinale e chiedere di andare a votare, con questa legge elettorale». Al telefono con Pier Ferdinando Casini, intanto, il leader Fli ha avuto il suo bel da fare per cercare di dissipare i dubbi dell'Udc, tenuto all'oscuro della trattativa. Non c'è stato inganno - ha spiegato Fini - e al premier sono state ribadite le stesse richieste di Perugia: dimissioni, allargamento della maggioranza anche all'Udc, nuova legge elettorale e misure economico-sociali per affrontare la crisi. Berlusconi però «ha fatto il furbo». Adesso non resta che aspettare il 14, quando le truppe di Fli si schiereranno a falange macedone. E persino Giulia Cosenza, costretta a letto da una gravidanza, «verrà a votare anche in barella, se necessario». Che il clima sia cambiato lo mostra ciò che oggi dice uno dei finiani più moderati, Pasquale Viespoli: «Ormai c'è solo la sfiducia. Altro che missili e Razzi (il deputato Idv passato a Noi Sud, ndr). Berlusconi sbaglia se pensa di risolvere una questione politica con uno o due voti in più». Resta isolato Silvano Moffa nel sostenere che «sarebbe stato meglio logorare Berlusconi» e portare avanti la legislatura, anche passando sopra la richiesta di dimissioni del premier. I finiani marciano invece compatti verso la sfiducia, esorcizzando il timore che alla fine il Cavaliere i voti li abbia.

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