"Lascerò a un giovane"
La voce di Silvio Berlusconi rimbomba nell'auditorium di via della Conciliazione. La comunicazione è disturbata, la linea viene spesso interrotta e il premier non riesce a mettersi in contatto con la sala dove migliaia di persone attendono di ascoltare le sue parole. Tanto che a Gaetano Quagliariello scappa anche una battuta: «Mi sa che questo è l'unico posto dove non si riesce a intercettare una telefonata di Berlusconi». Poi il Cav riesce a parlare. E per prima cosa fa capire che nel suo mirino c'è la coppia Pier-Gianfry, che già è stata al centro delle sue ultime dichiarazioni: «Casini ha un solo progetto politico e un solo fine: vuole soltanto far fuori Silvio Berlusconi per prenderne il posto esattamente come la sinistra che ha capito che Silvio Berlusconi per la stima che ancora ha presso il 54,6% dei cittadini italiani, è un ostacolo insuperabile per prendere il potere. E prendere il potere è l'unico progetto politico che hanno». Estende quindi il giudizio anche a Fini, seppur senza citarlo: «E adesso - continua Berlusconi - ci sono questi signori di centro che fino a ieri sono stati con noi che hanno certo avuto delle incoerenze incredibili». Quali? Silvio fa un esempio più esplicito: «C'è un'incoerenza totale da parte di questi signori che fino a ieri sono stati con noi e che sono passati dalla Bossi-Fini al voto agli immigrati, dal presidenzialismo al premio di maggioranza. Questi signori che per ambizioni personali ora si mettono con la sinistra e vogliono consegnare anche il governo del Paese alla sinistra. Gli italiani devono saperlo». Del leader di Fli parla anche in un altro passaggio: «Questi signori usano dei mezzi di propaganda che sono assolutamente indebiti: ieri (sabato, ndr) ho sentito che dovevamo dire ai cittadini dell'Aquila che ci sarebbero voluti molti anni per ristrutturare la loro città. Una cosa che noi abbiamo sempre detto. Siamo intervenuti con grande tempestività ed efficacia dopo il terremoto e abbiamo ricostruito in pochi mesi le case di chi le aveva perse completamente». Non solo, Berlusconi si autodefinisce anche una "star della politica internazionale" a differenza dei vari Casini e Fini: «Pensate ad uno di questi seduto ad un tavolo internazionale a difendere le posizioni dell'Italia», ironizza il capo del governo. Ricorda i recenti vertici con i leader mondiali: «Io sono stato la star. Tutti venivano a farsi le foto con me», non solo per «la mia esperienza» ma anche perché tutti mi conoscono come un «tycoon e non solo per essere un politico». Un po' a sorpresa, ma non è la prima volta, apre alla sua possibile successione. «Sono assolutamente consapevole che ho una certa età e che dovrò lasciare prima o poi - sono le sue esatte parole -, ma passerò il testimone quando avrò terminato il programma e comunque mai ai maneggioni della vecchia politica che hanno combinato e stanno combinando solo disastri e che hanno a cuore solo le loro ambizioni personali, ma lo passerò alle nuove generazioni di politici giovani, seri e preparati». «Agli italiani - insiste il Cavaliere - bisogna chiedere se vogliono consegnare le redini del governo ad una ammucchiata di reduci della vecchia politica che ormai sono dei signori attempati che hanno sempre formato le seconde file dei partiti e che non hanno mai dimostrato di saper fare qualcosa di importante per il nostro Paese o se non ritengano che ciò sia un rischio?». Inoltre, per il leader del Pdl, c'è un altro pericolo dietro l'angolo se la sinistra andasse al governo: gli italiani pagherebbe un prezzo estremamente elevato. Ed elenca: verrebbe reintrodotta l'Ici, sarebbe introdotta un'imposta sul patrimonio, il prelievo fiscale sui Bot sarebbe elevata da 12,5% al 25%, oltre a una limitazione delle libertà dei cittadini sia con nuove norme di polizia tributaria, come anche con "intercettazioni a go go". Intanto c'è da affrontare lo scoglio della fiducia in Parlamento e il premier è ancora sicuro di passarlo: «Il 14 dicembre io sono convinto che avremo la maggioranza sia al Senato che alla Camera perché non credo che nessuno possa essere così credulone da seguire degli aspiranti leader politici di partito che portano avanti un progetto di distruzione della credibilità del Paese». Per questo si dice convinto che alla fine qualcuno dei finiani torni indietro. O almeno non voterà la sfiducia.