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L'unica soluzione è andare a votare

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Ebbeneoggi a cinque mesi da quella data non posso che confermare, e con forza ancora maggiore, come nell'interesse del Paese sia quella e solo quella la soluzione possibile essendo il clima giunto ad un tale livello di tensione e di avvelenamento da temere il peggio. In proposito mi limito solo a segnalare qui l'incredibile affermazione dell'onorevole Gianfranco Fini riportata tra virgolette su «Il Foglio» di venerdì 3 dicembre: «Sono come un kamikaze. Può darsi che alla fine mi farò male anche io, ma ne farò tanto a Berlusconi». Se lo stesso Presidente della Camera, terza carica dello Stato, arriva ad esprimersi in questi termini, mi chiedo se sia possibile restare impassibili. Se poi, come sostengono tutti i costituzionalisti ed in primis il grande scienziato del diritto Hans Kelsen la «democrazia» è il metodo per determinare, attraverso elezioni rette dal criterio di maggioranza chi deve assumere il governo del Paese; e se, come lo stesso Kelsen afferma, scopo della democrazia non è solo l'affermazione della «libertà» e dell'«uguaglianza» ma soprattutto il perseguimento della «pace interna» («tranquillità dell'ordine», secondo la classica definizione di San Tommaso) non bisogna esitare oltre, anche per evitare danni ulteriori al nostro Paese e pertanto si faccia quanto prima ricorso alle urne, consentendo così al popolo sovrano di pronunciarsi.

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