segue dalla prima di ANGELA PELLICCIARI Il mondo della cultura televisiva non è un mondo migliore.
Ilpunto è che alcuni, che molti, pensano che i loro desideri debbano (non possano), debbano, addirittura per diritto, trasformarsi in realtà. Siamo stati assuefatti all'idea di diritto-desiderio. Abbiamo spacciato per diritto quello alla maternità (quando e come vogliamo), all'aborto, all'uso libero del nostro corpo, alla morte definita dolce (se è così bella, non si capisce come mai tutti quelli che la sponsorizzano siano ancora in vita). Non vanno più di moda i diritti di libertà ed uguaglianza che valgono per tutti, compresi i più deboli, diritti che sono iscritti nella natura umana. Il mondo dei diritti è diventato un mondo virtuale. Un mondo parallelo, voluto nel senso di sognato e, pertanto, costitutivamente violento. Perché, alla realtà che fa resistenza, bisogna imporlo. Il comunismo vagheggiava un'umanità felice, libera dall'oppressione delle religioni e della proprietà privata. Ha realizzato l'esatto contrario: ha imposto un totalitarismo esteso a tutti gli ambiti dell'esistenza in cui i soli leader di partito possedevano, di fatto, l'intero patrimonio nazionale disponendo persino di quella particolare forma di proprietà che è la vita. Quando il nazismo ha preteso di riscrivere le caratteristiche della natura umana ha fatto altrettanto. Con uguali orrori e devastazioni. Adesso, con la complicità dei mezzi di comunicazione, si assiste come se nulla fosse, come se fosse normale, alla teorizzazione dei diritti alla felicità personale variamente coniugati. In nome della difesa della dignità. Strabiliante! La follia è divenuta normalità. Si ragiona e si vive mille miglia lontani dalla realtà. La ragione ed il senso comune hanno smesso di funzionare. Viene da domandarsi che capacità di sopravvivenza abbia la società. Quali anticorpi vengano approntati in sua difesa. La violenza delle rivendicazioni giovanili (solo giovanili?) cui abbiamo assistito tutta la settimana non ha più argini né confini perché, implicitamente, la giustifichiamo. Perché la società nel suo insieme, ridotta molto male dalla tirannia dei desideri individuali imposti come diritti, non ha la forza di pretendere il rispetto delle regole. Stiamo per celebrare il centocinquantenario dell'unificazione nazionale. Abbiamo però dimenticato che l'Italia (che non esiste solo da 150 anni) è diventata grande perché, dopo la caduta dell'impero, la chiesa di Roma è stata capace di dare dignità alla persona umana, a tutte le persone (vecchi, poveri, malati e anche disoccupati o sottoccupati), perché create ad immagine e somiglianza di Dio. Se tornassimo a parlarne?