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Il cantiere, il telefonino e la caccia all'uomo

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Laragazza era in palestra dove aveva incontrato le sue istruttrici. Alle 18.47 del 26 novembre il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, un comune a tre km da Brembate, poi la traccia elettronica scompare. Partono le ricerche: volontari e soccorso alpino si concentrano nella zona di un cantiere edile del paese. È un cane del soccorso alpino, a fiutare una prima traccia. I giorni passano. Gli investigatori raccolgono la testimonianza di un giovane di 19 anni che ad alcuni giornalisti aveva dichiarato di aver visto Yara. L'uomo viene denunciato per procurato allarme e falso ideologico: si era inventato tutto. Intanto continuano le ricerche senza sosta, ma di Yara nessuna traccia. Mentre la famiglia continua a mantenere una linea di estrema riservatezza, respingendo anche l'idea di una fiaccolata in paese, le ricerche proseguono e tornano nella zona del cantiere e della palestra. La svolta quando viene fermato a bodo di un traghetto, salpato da Genova e diretto a Tangeri in Marocco, un tunisino. L'uomo viene sbarcato e portato a Bergamo: è in stato di fermo con l'accusa di omicidio e sequestro di persona.

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