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Verso la resa dei conti

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Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

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Il giorno del voto sulla fiducia al governo si avvvicina e Berlusconi moltiplica i messaggi contro chi punta a rovesciarlo e allo stesso modo contro il cosiddetto terzo polo. Quella «third way» che produrrebbe solo instabilità politica con pericolose ricadute sull'economia. Ieri si è consumato l'ennesimo duello a distanza tra il premier e Gianfranco Fini con reciproche accuse di tradimento. In un video-messaggio inviato ai Promotori della Libertà, Berlusconi ha attaccato a testa bassa: «chi non voterà la fiducia avrà tradito gli elettori e sarà segnato per tutta la vita dal marchio del tradimento e della slealtà». «Questo governo è stato eletto dagli italiani e al nostro governo non c'è altra alternativa se non quello di nuove elezioni, che nessuno vuole perchè sanno che se andassimo alle elezioni li sbaraglieremmo tutti». Poi disegna lo scenario che si aprirebbe in caso di crisi di governo. Due le parole chiavi: «instabilità e paralisi». «Una crisi di credibilità, che spaventerebbe i mercati e gli investitori internazionali e ci porterebbe sulla stessa strada della Grecia e dell'Irlanda». Poi in collegamento telefonico con l'assemblea programmatica dell'Alleanza di Centro, Berlusconi ribadisce che gli ultimi sondaggi assicurano, in caso di voto anticipato «una grande vittoria» per il Pdl. ma il premier non pensa alle elezioni, si dice convinto che il 14 dicembre avrà un'ampia fiducia e ci saranno le condizioni affinchè il governo vada avanti senza badare a «esibizionismi e personalismi». E scandisce le prossime tappe: «la riforma costituzionale della giustizia e per un fisco al passo con i tempi più equo e più attento alle famiglie con i figli a carico». Poi promette che la questione rifiuti sarà risolta a breve, «in meno di due settimane napoli sarà ripulita». Ma senza fiducia piena in Parlamento, allora, avverte, «meglio andare a votare. Niente cose posticce o riti tipo Prima Repubblica. Per il bene del Paese servono cose limpide, trasparenti e lineari». Berlusconi lascia intendere che la forza di Futuro e Libertà è stata sopravalutata. «In Fli molti sono in difficoltà e non tradiranno». Costoro sanno che «votando la sfiducia al governo porterebbero un danno al Paese macchiandosi del reato di tradimento e di slealtà». Ma c'è di più. Berlusconi rivela che diversi finiani gli hanno confidato di aver avuto dei «ripensamenti». «Qualcuno di loro mi ha detto che avevano aderito a Fli pensando di essere saliti su un treno a guida Fini con destinazione terza gamba del centrodestra, e si trovano invece su un treno a guida Bocchino e Granata con destinazione sinistra». A Fli non risparmia dell'ironia. Il leader dell'Alleanza di Centro, Pionati, aveva paragonato i finiani a «un treno che va a duecento all'ora ma che si infrangerà su un muro di cemento». «A duecento?» ha replicato Berlusconi, «non sopravvalutiamoli...» Se, quindi l'alternativa è fiducia o voto, il premier non chiude all'apporto «di tutti» coloro che vorranno stringere «un patto di legislatura» che consenta al governo di continuare la sua azione. «Vogliamo realizzare con chi ci sta quel patto di legislatura del quale ho parlato nelle scorse settimane. Questo significa, e lo ripeterò proprio alle Camere il 13 dicembre, che siamo aperti a ragionare, come sempre, con tutti, senza alcun pregiudizio, se non con l'impegno della coerenza rispetto al nostro programma e l'impegno della lealtà nei confronti dei nostri elettori». L'accusa di tradimento rimbalza fino a Lecce dove si trova Fini. Il leader di Fli replica subito: «Siamo alla solita propaganda di Berlusconi» e comunque, rincara, «il primo tradimento è stato da parte di chi diceva che il Pdl doveva essere un partito plurale, un partito dell'amore. Sono stato espulso dalla sera alla mattina perchè avevo espresso dei dubbi, perchè avevo espresso delle opinioni». Fini contrattacca Fini anche sulla certezza, conclamata da Berlusconi, di avere la fiducia in tasca anche a fronte dei «ripensamenti di molti finiani». Il presidente della Camera lo mette in guardia: «Mi chiedo se Berlusconi non si renda conto che andando avanti così non otterrà la fiducia e non ci sarà nemmeno il ricorso alle urne perchè tanti parlamentari non vogliono andare al voto». Fini giudica il voto anticipato «un azzardo per il Paese perchè ci sarebbe una campagna elettorale con le solite promesse e i soliti impegni non mantenuti».

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