Mozione del terzo polo "Berlusconi si dimetta"
Al leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, il «terzo polo» non piace proprio. Ma è soltanto un problema lessicale visto che ieri Futuro e Libertà, Api, Mpa, LibDem e Udc hanno sciolto la riserva e annunciato una mozione di sfiducia al governo. Insieme perché non avrebbero potuto sottoscrivere quelle già presentate da Idv e Pd. Ma prima ancora del 14 dicembre, quando ci sarà il voto in Aula, l'auspicio dei moderati è che il premier Berlusconi rassegni spontaneamente le sue dimissioni per aprire una «fase nuova». I «terzopolisti» si sono dati appuntamento nello studio del presidente della Camera: al tavolo di Fini si sono seduti Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Poi sono arrivati anche il liberaldemocratico Italo Tanoni, il leader Mpa Raffaele Lombardo e il repubblicano Giorgio La Malfa. Hanno deciso di presentare la mozione comune, che secondo i primi calcoli potrà contare sulla sottoscrizione di oltre 80 deputati, forse anche 85. La somma con i deputati di Pd e Idv la fa il capogruppo di Fli, Italo Bocchino: «Siamo in 317». Cioè più della maggioranza assoluta di Montecitorio, tanto che Fini, nella riunione con i suoi, avrebbe detto sicuro: «La fiducia alla Camera non c'è». Da qui l'invito al premier, in una nota firmata dai deputati di Udc, Fli, Api, Mpa, Liberaldemocratici, La Malfa e Guzzanti del Gruppo misto, «a dimettersi per facilitare l'apertura di una fase nuova ed evitare l'ulteriore logoramento politico e istituzionale e inutili manovre di palazzo». L'obiettivo, «alla luce della comprovata inadeguatezza dell'attuale esecutivo», è quello di assicurare al Paese un governo solido e sicuro in grado di affrontare la seria crisi economico-sociale e di evitare un inutile e dannoso ricorso alle urne». Un concetto che Fini avrebbe spiegato con chiarezza nella riunione con i parlamentari di Fli: «La mozione sarà responsabile, centrata sull'assoluta necessità per l'Italia di non fare un salto nel buio», avrebbe detto. Ancora più chiaramente: «Ragionevolmente escludo» il ritorno alle urne, «anche per la crisi economica», ha aggiunto Fini. Ma se si andasse a votare, avrebbe avvertito, «abbiamo qualche motivo in più per fare capire a Berlusconi che lui le elezioni non le vince». Ovvero, l'unità del terzo polo. Il leader di Api, Francesco Rutelli, è netto: «I fatti odierni sono importanti. Il presidente del Consiglio non ha più la maggioranza, perché le forze che hanno proposto la sfiducia sono la maggioranza alla Camera. Non è mai accaduto che, di fronte ad un gesto così semplice e chiaro, un presidente del Consiglio non abbia preso atto e non sia andato dal Capo dello Stato a rassegnare le dimissioni». E se Casini non vuol sentire parlare di terzo polo - «Non esiste e non sappiamo dove sta di casa» - spiega anche che «è necessario che nasca una nuova proposta politica» e che «se Berlusconi si dimette dà un contributo serio a trovare una soluzione». Immediata la replica del presidente del Consiglio: è «da irresponsabili non mantenere la stabilità in Italia». Il sottosegretario Paolo Bonaiuti insorge contro il marchio di «inadeguatezza» che «l'area dei responsabili» prova ad apporre sull'esecutivo e replica: «Fa venire i brividi pensare che possa avere responsabilità di governo uno solo di questi signori che rilasciano siffatte dichiarazioni». E che nel terzo polo non sia stata trovata la quadra è evidente dalle parole di Paquale Viespoli (Fli): «A Casini do un consiglio paterno: sia generoso e faccia sì che il leader del nostro polo sia Fini, anche perché non sarebbe giusto che altri approfittino del nuovo scenario che abbiamo determinato noi di Fli». E siamo soltanto all'inizio.