Maggioranza e Radicali a un passo dall'intesa
La novità è che per ora si parlano. Dialogano. E le posizioni non sono così distanti. Pdl e Radicali si vedono e si rivedranno. Ma un'intesa è possibile e il partito di Marco Pannella potrebbe dare un segnale chiaro nel voto di fiducia del 14 dicembre. Nel caso non votassero per il no, per le opposizioni sarebbero sei voti determinanti in meno. Coloro che vogliono sfiduciare Berlusconi, infatti, sarebbero oggi a quota 317 voti (ne sono necessari 316). Senza i sei pannelliani sarebbero a 311, dunque sotto la soglia minima per fare fuori Berlusconi. I Radicali, se il governo ottenesse la fiducia, potrebbero entrare al governo. Forse con un sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri, delega che attualmente è nelle mani della senatrice Elisabetta Casellati. Ma qui siamo nel campo delle ipotesi. Bisogna tornare ai fatti. Pannella e Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, si incontrano alla Camera. Alla fine l'eterno Marco parla a Radio Radicale e spiega: «Quello che mi pare importante è parlare delle conclusioni perché sono eloquenti: abbiamo deciso di tornare a vederci il 16 dicembre, due giorni dopo il 14, per marcare che quale che sia la soluzione (Berlusconi bis o tris, il Tremonti a- b-c-d Vendola o il più improbabile Bersani) quale che sia, noi dobbiamo lavorare per trovare soluzioni effettivamente riformatrici e democratiche per sostenere la situazione che sarà in quel momento quel che sarà». Poi aggiunge: «È eloquente la data - sottolinea Pannella - e il fatto che non ci siamo riuniti il 13. Un dibattito e un dialogo ambizioso, lavorare per dopo, il passaggio di questo momento della crisi partitocratica e se possibile inserire finalmente dei grandi obbiettivi di riforma urgenti e necessari. L'unica cosa che è certa è che dinanzi alla possibilità che questo fosse l'inizio di un dialogo importante o le affannose trattative per mercimoni più o meno abituali - continua Pannella - la stessa data del 16 dicembre dimostra che si lavora per dopo con maggiori ambizioni e non per cercare di determinare non si sa bene che cosa con la fiducia o la sfiducia». Il leader radicale continua: «È indubbio che dopo quel che è successo con la legge Alfano-Bernardini che meriterebbe un Oscar per l'imbecillità e l'irresponsabilità, io avevo dichiarato urgente questo dialogo prima che ci fosse quel voto. Vuol dire che la risposta c'è già stata dal regime Idv, Lega, Pdl e Pd. Non c'è che da lottare perché da una soluzione interna alla partitocrazia di destra, centro e sinistra, si arrivi a fare un passo verso la agognata democrazia che per il momento in Italia è un miraggio, ma che noi continuiamo a coltivare». La Russa non commenta. Ma dal Pdl filtrano indiscrezioni. La trattativa è su riforma della giustizia, carceri, pluralismo televisivo e un impegno concreto contro il sovraffollamento delle carceri. Rita Bernardini, leader dei deputati radicali, conferma: «Sono le nostre battaglie di sempre. All'inizio della legislatura abbiamo presentato una mozione per una riforma complessiva della giustizia ed è stata approvata. Lo stesso per le carceri. Sulle riforme elettorali da sempre ci battiamo per una riforma all'americana e anche sul pluralismo tv è un'altra nostra battaglia di sempre». E allora, ciò che significa? Che vi asterrete? «Sono tutti temi che non ci sono nella mozione del terzo polo. E quella del Pd? Ne presenterà una? Non sappiamo nulla. Le nostre battaglie sono quelle, sono alla luce del sole. Chi si impegna avrà il nostro sostegno». Insomma, la trattativa è aperta. E da qui al 14 possono succedere ancora tante cose.