I rettori e la Marcegaglia appoggiano il governo
La riforma dell'università ha superato lo scoglio della Camera, ma questo non placa l'ira degli studenti che, in tutta Italia, continuano a protestare. Manifestazioni che non impediscono al presidente della Conferenza dei Rettori Enrico Decleva di esprimere «soddisfazione» per l'approvazione del testo. «Una legge - spiega - che, grazie anche ai diversi emendamenti introdotti nel corso dell'iter parlamentare, appare decisamente migliore, per fortuna, degli stereotipi usati da varie parti sia per combatterla sia per difenderla». Certo, prosegue Decleva, «non tutte le integrazioni votate dalla Camera sono ugualmente apprezzabili. Il limite del 10% dei professori a contratto, ad esempio, creerà seri problemi di funzionalità di cui i presentatori non si sono probabilmente resi conto. Il recupero di finanziamenti sul 2011 assicurato dalla legge di stabilità, in corso di approvazione, è un segnale importante ma vale solo per un anno». «Attendiamo in ogni caso con fiducia che il Senato vari definitivamente il provvedimento - conclude il presidente della Crui -. Fermo restando che esso è solo un punto di partenza. Starà alla responsabilità di tutti, forze politiche e componenti universitarie, fare in modo che la sua complessa attuazione sia avviata al più presto e avvenga in condizioni idonee, nell'interesse dell'istituzione e del rilancio effettivo del suo ruolo insostituibile nella vita del Paese». A questo punto, però, a preoccupare i rettori è il rischio che la riforma non venga calendarizzata a Palazzo Madama e quindi non venga approvata prima del voto di fiducia del 14 dicembre. Il che significherebbe, di fatto, affossare definitivamente il testo. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini assicura che «il ddl sarà approvato entro il 13 dicembre» e rivolge un appello a studenti e docenti universitari «a seguire, a monitorare insieme» l'attuazione della riforma. «Vediamo come funzionerà - spiega -, quali risultati porterà, prima di bocciarlo in maniera pregiudiziale». Ed ora tutti gli occhi sono puntati sulla conferenza dei capigruppo del Senato che stamattina alle 10 deciderà se continuare a lavorare o se seguire l'esempio di Montecitorio e sospendere l'attività fino al 13 dicembre. Contro questa idea si schiera netto il numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia: «In questa fase delicata il senso dell'interesse generale deve prevalere sulle litigiosità e sui calcoli politici. La riforma deve seguire un percorso veloce e diventare subito legge. Il Paese attende da tempo le riforme necessarie per tornare a crescere». Nel frattempo il ministero dirama una nota per spiegare le «pesanti conseguenze per il sistema universitario» che deriverebbero da una mancata calendarizzazione della riforma. In particolare, si legge, non ci potrebbe essere alcun concorso per ordinari e associati: «Il fondo per assumere 1.500 professori l'anno tra il 2011 e il 2013 sarebbe inutilizzabile pur a fronte di un massiccio esodo di docenti già in larga parte avvenuto nel 2009-2010. La legge del 2005 ha abrogato le vecchie regole concorsuali ma non ne sono mai stati varati i decreti attuativi. Quindi al momento non si possono bandire concorsi né da associato né da ordinario, mancando una normativa in materia». Inoltre non ci sarebbe alcun concorso da ricercatore e si verificherebbe il blocco delle risorse per reintegrare scatti. Insomma, per dirla con le parole del rettore dell'Università Cà Foscari di Venezia Carlo Carraro, senza riforma l'università rischia di «morire per asfissia». Ma il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Anna Finocchiaro avverte: «Se pensano, infrangendo il regolamento, di mettere all'ordine del giorno la riforma dell'università prima del 14 dicembre facciamo saltare l'accordo di calendario sulla Legge di Stabilità».