Veltroni: no a Fini Serve più coraggio

Invita il Pd ad avere più coraggio e a intercettare quel 42% di consensi che, secondo un sondaggio di Mannheimer, è la soglia potenziale di elettori che i Democratici possono conquistare, ben al di là del 24% dei voti reali. Walter Veltroni va dritto per la sua strada. Alla prima convention di Movimento Democratico richiama il Lingotto, frena sull'alleanza con Gianfranco Fini e apre, invece, a Nichi Vendola. «Oggi vorrei lanciare il Pd Pride, l'orgoglio di essere noi stessi, non come una forza transeunte ma come il perno per costruire una stagione riformista. La vocazione maggioritaria è il Pd, senza di essa è un'altra cosa» spiega Veltroni, che non risparmia critiche a Bersani: «Siamo al 24% in condizioni politiche in realtà favorevolissime con un centrodestra sfarinato. Se avessimo mantenuto l'ispirazione del Lingotto il Pd sarebbe centrale nella vita politica italiana e potrebbe rivolgersi agli elettori delusi di Berlusconi». Il futuro Veltroni lo vede senza timori: «Non dobbiamo aver paura di avere qualcun altro alla nostra sinistra, se noi fossimo ciò che dovremmo essere, che male c'è se Vendola aggrega le forze più responsabili della sinistra radicale» insiste. L'ex segretario del Partito democratico giudica «prematuro» parlare in questo momento di leadership e di alleanze.   «Non dobbiamo spaccarci ora la testa per decidere con chi stare e poi voglio dire che Fini è un uomo di centrodestra e ha citato Almirante a Mirabello. Noi siamo un'altra cosa». Nonostante questo l'ex sindaco di Roma è convinto che bisogna sostenere il segretario del Pd: anche Movimento Democratico sarà alla manifestazione dell'11 dicembre. Sul premier le parole più chiare: «Berlusconi ha fatto molto male all'Italia, il Paese dopo 15 anni è più povero, diviso e fragile. Noi dobbiamo prima di tutto certificare la crisi di governo e impegnarci per mandarlo via perché è incollato alla poltrona. Poi dobbiamo cercare la strada per un governo di responsabilità nazionale e solo quando si tornerà al voto si parlerà di alleanze». Insomma, insiste, «il Pd deve indicare una via d'uscita a quella maggioranza silenziosa di italiani che in queste settimane si è raccolta a guardare il programma di Fazio e Saviano. Per ciò dobbiamo costruire un'alternativa fondata su una ragionevole speranza che non è una passeggiata perché il Pd è nato per aprire un ciclo riformista e sfidare i conservatorismi». E se il sindaco di Torino Sergio Chiamparino attacca i vertici del Partito democratico per la «subalternità verso gli altri partiti», piuttosto, dice, «noi dobbiamo uscirne», il deputato Giuseppe Fioroni è netto: «Evitiamo di fare la fine del Kebab, affettato un po' dal centro e un po' dalla sinistra».