La riforma passa, il Pd no
Gli studenti non conoscono la riforma Gelmini (peraltro modificata da alcuni emendamenti) ma attaccano. Senza sosta. Ci sono anche quelli che hanno scelto la linea «dura»: blocchi delle stazioni, delle strade, scontri con le forze dell'ordine. Mentre alla Camera i partiti discutono di come migliorare l'università, fuori è il caos. Tanto che il premier Silvio Berlusconi è netto: «Gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso» dice prima di rientrare a Palazzo Grazioli. «Quella in Parlamento è una buona riforma che favorisce gli studenti, i professori e più in generale tutto il mondo accademico e dunque deve passare se vogliamo finalmente ammodernare l'università» aggiunge. Durante il Consiglio dei ministri aveva invitato tutti ad applaudire la Gelmini per l'impegno profuso. Le proteste alla riforma per Berlusconi non sono state comprensibili, né quelle sulle strade né quelle dell'opposizione: «È stata discussa con tutte le parti in causa, modificata, migliorata e credo che meglio di così non si potesse proprio fare» insiste. Inoltre, conclude, «introduce maggiore meritocrazia ed è davvero un vantaggio per tutti». Dopo l'ok dell'Aula il Cavaliere ha espresso soddisfazione: «L'approvazione della riforma dell'università è un altro obiettivo raggiunto dal governo del fare. È la dimostrazione che l'esecutivo prosegue nella sua azione riformatrice, mantenendo gli impegni presi con gli italiani». Per Berlusconi «cultura, scuola e università sono da sempre settori occupati dalla sinistra che oppone resistenza a ogni tentativo di scardinare rendite di posizione e privilegi. Questo governo è stato eletto per cambiare e riformare anche questi settori». Ma, nel merito, pochissimi conoscono la riforma. Tanto che le parole d'ordine della protesta sono state le stesse usate durante le riforme dei governi passati. Anche a Montecitorio le cose non sono andate meglio. Il leader dell'Italia dei Valori Di Pietro ha incentrato il suo intervento sul «commissariamento» dell'università (e del ministro Gelmini) da parte del responsabile del dicastero dell'Economia, Tremonti. Eppure la norma che prevedeva il «monitoraggio degli oneri» da parte del ministero dell'Economia che poteva provvedere anche a tagli nel caso in cui vi fossero stati degli «scostamenti rispetto alle previsioni di spesa» è stata cancellata grazie a un emendamento identico di Pd, Fli e Api. Duro anche Franceschini (Pd) che ha parlato di «elenco di tagli» e ha attaccato «la ex maggioranza». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, stigmatizza gli scontri: «Gli estremisti che hanno bloccato Roma e causato gravi incidenti non hanno reso un buon servizio alla stragrande maggioranza di studenti scesi in piazza con motivazioni non totalmente condivisibili, ma certamente animate da una positiva volontà di partecipazione e di miglioramento delle condizioni della nostra università. Per questo esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia, ai cittadini romani e ai tantissimi giovani in buona fede, la cui protesta è stata strumentalizzata». Futuro e Libertà ha votato a favore anche se sono mancate le preferenze di otto fedelissimi del presidente della Camera. Alla fine il ministro Mariastella Gelmini ha spiegato: «È un cambiamento epocale di cui si sentiva il bisogno se vogliamo allineare il nostro sistema all'Europa». E sulle tensioni con gli studenti, ha aggiunto: «Rispetto la protesta ma non comprendo a fondo i motivi. Esiste tra i giovani, ed è comprensibile, un sentimento di precarietà legato al futuro, alla disoccupazione, alla crisi economica, ma non ci sono motivi per temere questo provvedimento. È un provvedimento - ha spiegato - che mette al centro gli studenti e favorisce un ricambio generazionale». Insomma, conclude, «credo che in buona parte gi studenti abbiano ascoltato le sirene dell'opposizione».