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Soltanto otto in piazza a contestare Silvio

I pochi manifestanti di Napoli

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Numero dei contestatori in piazza: otto. A cui si aggiungono altri tre che tiepidamente rimproverano al premier di non aver ancora risolto il problema dei rifiuti. Numero di telecamere che danno l'assalto ai contestatori: ventuno. Sì, esatto: c'erano più telecamere che manifestanti ieri sera in piazza del Plebiscito a Napoli all'arrivo di Silvio Berlusconi. Otto ragazzi provenienti da Chiaiano, uno dei siti scelti per aprire nuove discariche già lo scorso anno. Ragazzi che sono stati coccolati dagli inviati di Annozero e Ballarò. In una piazza attigua, piazza Trieste e Trento, davanti allo storico caffè Gambrinus, era stato invece confinato un centinaio di manifestanti ex lavoratori socialmente utili che dipendono da progetti della Regione. Non veri e propri contestatori del premier ma che tuttavia, al passaggio delle auto presidenziali, hanno fischiato e urlato e gridato slogan contro Berlusconi. Ben poca roba, in definitiva, rispetto a quanto annunciato. Tanta poca roba che in conferenza stampa lo stesso Cavaliere si lascia andare a un'ironia irridente: «Contestazioni? Io sono venuto comodamente in macchina. Non ne ho sentita nessuna. Se poi un gruppo di ragazzi, anziché intrattenersi altrove, magari con le ragazze... Io alla loro età facevo altro». Comunque il capo del governo è tornato. È tornato a Napoli e s'è barricato in prefettura per affrontare la situazione in una città che da due giorni è sensibilmente più pulita, pochi i cumuli che si possono incontrare per strada. Emerge dalla riunione con i presidenti delle Province per parlare in una conferenza stampa piuttosto rapida con al suo fianco il presidente della Regione, Stefano Caldoro. Un meeting per ribadire che l'emergenza il governo l'ha affrontata e l'ha risolta due anni fa. In questi due anni sono stati gli enti locali che avrebbero dovuto fare e non hanno fatto. In particolare le sue critiche si accentrano sui due termovalorizzatori che si sarebbero dovuti realizzare a Napoli Est e Salerno: siamo esattamente al punto di partenza. In pratica non s'è fatto un passo avanti. Attacca il premier: «Noi due anni fa abbiamo risolto la situazione che trovammo come eredità dal precedente governo e in quell'occasione fu stilato un piano che poteva garantire alla Campania una soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti durevole. Noi abbiamo terminato il periodo di poteri speciali che ci eravamo assegnati alla fine dell'anno passato e quando abbiamo lasciato era chiaro ciò che le autorità locali avrebbero dovuto realizzare. Tutto questo non è stato realizzato, perché le precedenti amministrazioni sono state inoperose, sta cominciando ad essere affrontato dalle nuove amministrazioni che sono in carica soltanto da poco tempo». Prende le distanze dalla crisi attuale ma non si tira indietro: «In questo frangente ho ritenuto di dover dare una mano alle amministrazioni locali». Non risponde a Fini, che gli aveva chiesto un'assunzione di responsabilità, ma indirettamente dice: «Io lavoro, gli altri parlano». Il governo torna a Napoli, spiega Berlusconi, non si tira indietro di fronte alla nuova emergenza. Per risolverla «abbiamo anche possibilità di utilizzare l'Esercito, il ministro della Difesa ci ha dato piena disponibilità». Spiega che lo sforzo sarà comunque collettivo: «Ho telefonato personalmente ai sindaci di Milano, Torino, Firenze, Genova, Bari, Roma per avere mezzi che ci aiutino a risolvere la situazione a Napoli». Quindi elenca: «Da Milano arriveranno sette compattatori per la raccolta dei rifiuti nelle strade, da Roma ne arriveranno 11 ma stanno arrivando adesso le risposte di tutti gli altri sindaci». Insomma, lui che confessa di essere sempre un inguaribile ritiene ancora che in un paio di settimane questa emergenza possa essere alle spalle.

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