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Il toto-previsioni del Palazzo sulle rivelazioni

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«Nondimentichiamo - ha aggiunto - che le segnalazioni che arrivano dalle ambasciate riguardano anche gli atteggiamenti degli ambienti economici, che destano attenzione quanto e più di una crisi di governo o degli avvenimenti politici». Sui documenti riguardanti l'ultimo anno del governo Berlusconi, «non credo - ha detto Martino - che ci siano molte notizie relative alla crisi irachena e afghana che riguardano gli anni precedenti, mentre non mi stupirei se trovassimo riaffermata la contrarietà degli Stati Uniti a ogni tipo di trattativa e di pagamento di riscatti per la liberazione di ostaggi». Sul tema è intervenuto anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Non credo che qualsiasi carteggio possa mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri soldati nè mettere in discussione il nostro ruolo e la nostra amicizia con gli altri Stati della Nato e della missione internazionale in Afghanistan». Di parere decisamente differente invece quello di Marco Pannella. «Berlusconi ha paura della annunciata pubblicazione da parte di Wikileaks di quello che lo Stato italiano, e lui in prima persona, può aver davvero fatto prima della guerra in Iraq. Se davvero verranno pubblicati tutti i rapporti, emergerà il tradimento vero della Costituzione, messo in atto da Berlusconi, con il suo uomo di mano, che costa carissimo al mondo e all'Italia, Gheddafi, cui l'Italia riconosce risarcimenti sontuosi». Pannella sostiene che «Gheddafi è un dittatore che assassina il suo popolo, e Berlusconi, con D'Alema, ha deciso che dobbiamo promuoverlo a tutti i livelli, promuovere l'assassino dei libici, questo criminale». Ancora più duro il commento del capogruppo dell'Idv al Senato Felice Belisario: «Ho l'impressione che non ci sarà nulla di piacevole e che, soprattutto, non saranno confermate tutte le sciocchezze che il premier Silvio Berlusconi ha detto in questi anni sul presunto prestigio di cui godrebbe fuori dai confini e sulle presunte capacità di mediazione che lo avrebbero portato, a suo dire, a essere l'uomo chiave di tutte le controversie internazionali».

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