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Bella ciao e insulti a Silvio Ecco l'alternativa al governo

Proteste anti-Berlusconi

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Pier Luigi Bersani c'ha provato. C'ha provato a mantenere il piede in due staffe. Corpo in piazza San Giovanni per "l'esordio" di Susanna Camusso (prima manifestazione ufficiale da leader della Cgil), mente all'11 dicembre quando il Pd cercherà di riempire la stessa piazza. Era prevedibile. Stavolta i Democratici si sono risparmiati il solito balletto (mi si nota di più se partecipo al corteo della Cgil ma resto in disparte o se non partecipo affatto?) e hanno messo in campo le prime file. Al fianco del segretario, il presidente del partito Rosy Bindi. Il che non significa schierarsi con la "sinistra sindacale". Il Pd dialoga con tutti. E comunque l'obiettivo resta la costruzione "dell'alternativa" al Cavaliere. Così, a margine della manifestazione, ecco Bersani spiegare che l'11 dicembre «metteremo in chiaro le nostre proposte, non ci limiteremo a dire no a Berlusconi». Parole che suonano come una giustificazione. Perché se c'è una cosa che la protesta della Cgil che ieri ha attraversato la Capitale ha reso evidente, è che il collante della sinistra italiana è sempre lo stesso: l'antiberlusconismo. Non a caso, come non accadeva da tempo, a piazza San Giovanni si sono ritrovati, assieme a Pier Luigi, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto. Attorno, i soliti striscioni contro il Cavaliere attualizzati con riferimenti al "bunga, bunga" e a "Ruby". Le solite bandiere con la "falce e martello" e i soliti pugni alzati verso il cielo. I soliti studenti che prima bruciano un manichino con le sembianza del Cavaliere e poi cercano di raggiungere Palazzo Grazioli per recapitare un cesto di frutta al grido di «State alla frutta» (bloccati dalla polizia). Anche Bella ciao, cantata a squarciagola alla fine della manifestazione (con la Camusso scatenata sul palco), fa parte della sagra del «già visto». Non sono da meno le parole pronunciate dai protagonisti della piazza. Le solite parole. Camusso: «Il presidente del Consiglio deve sapere che non si può tenere sotto allarme un Paese. Se ha delle cose concrete le dica, se no smetta di far finta di essere vittima del mondo. Questo Paese non merita questa classe politica, questo degrado e questa esibizione di machismo e virilità, questo governo dei potenti». E poi avverte: senza risposte dell'esecutivo, sarà sciopero generale. Oliviero Diliberto: «Il movimento operaio è tornato in campo al fianco degli studenti e non ha nessuna intenzione di togliere il disturbo. È Berlusconi che dovrà toglierlo, magari rifugiandosi ad Antingua». Bersani: «La situazione può dar luogo a tensioni pericolose. È un governo pericoloso, un governo dell'instabilità». Rosy Bindi: «Sono pericolosi e patetici. Usano un'arma di distrazione di massa per spostare l'attenzione dall'incapacità del Paese e da una maggioranza che non c'è più». Antonio Di Pietro: «Berlusconi ha avallato la precarietà che sta distruggendo il futuro di due milioni di giovani, ricercatori, precari della scuola e lavoratori». Nichi Vendola: «C'è una strategia contro l'Italia. l'autore è Silvio Berlusconi». Ecco l'alternativa.

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